Un cittadino senegalese di 19 anni, Dieng Khalifa, è stato aggredito giovedì 26 luglio da quattro persone in una piazzetta nel comune di Partinico, di circa 31 mila abitanti, in provincia di Palermo.
“Tornatene al tuo paese! Vattene di qui, sporco n****”, avrebbero detto i quattro aggressori, che hanno poi riempito Khalifa di calci e pugni.
Il ragazzo ha denunciato quanto accaduto ai carabinieri soltanto nella mattina di sabato, dopo essersi ripreso dall’aggressione. All’ospedale di Partinico Khalifa è stato medicato al viso e a un orecchio. Ha sette giorni di prognosi.
In risposta ai carabinieri che gli hanno domandato perché non ha reagito a quell’aggressione xenofoba, il 19enne ha risposto di essere contrario a ogni violenza.
“Non uso mai le mani. Mi potevo difendere, ma gli educatori della comunità mi hanno insegnato che non si alzano le mani”, ha ripetuto più volte l’uomo, prima ai soccorritori e poi ai militari.
Il ragazzo senegalese era arrivato in Italia ancora minorenne nel giugno del 2016 su un barcone ed è da due anni ospite della comunità Sympatheia, alloggio che ospita minori stranieri. Stava prendendo una pausa dal proprio lavoro come cameriere in un bar di Partinico quando è stato aggredito.
I carabinieri della cittadina in provincia di Palermo stanno indagando per risalire all’identità degli aggressori, che secondo le ricostruzioni sarebbero uomini del posto tra i 35 e i 40 anni.
Le aggressioni a sfondo xenofobo si stanno moltiplicando in tutta Italia
Quello contro il ragazzo senegalese vicino a Palermo è solo l’ultimo di 8 casi registrati di intolleranza xenofoba registrati negli ultimi 45 giorni in Italia.
C’è stato il caso dell’uomo che, sparando dal terrazzo con una carabina, ha colpito un operaio proveniente da Capo Verde a Vicenza il 27 luglio. La vittima è impiegato in una ditta di impianti elettrici, a Cassola, nel Vicentino, colpito alla schiena mentre montava luminarie per la festa del paese.
Lo sparatore è stato denunciato per lesioni personali aggravate ed esplosioni pericolose. L’indagato, un 40enne disoccupato che vive a Bassano, avrebbe sostenuto di aver voluto sparare a un piccione. Nell’appartamento non ci sarebbero elementi tali da far presupporre che dietro al gesto vi siano motivazioni di odio razziale.
Prima ancora il caso dell’uomo, a Roma, che ha sparato con una pistola ad aria compressa a una bimba rom di un anno a Roma lo scorso 17 luglio, ferendola gravemente alla schiena.
L’uomo, Mario Arezzo, aveva sparato un colpo dal balcone della sua abitazione nei pressi di viale Palmiro Togliatti, colpendo la piccola che stava passeggiando con la madre. “Stavo provando la pistola, che si era inceppata, ed è partito un colpo per sbaglio”, ha detto alla polizia appena è stato rintracciato.
Cè stato il caso di Latina, il 12 luglio, quando sono stati sparati colpi ad aria compressa contro due nigeriani che aspettavano l’autobus.
Invece a Forlì, il 5 luglio, un ivorano di 33 anni è stato affiancato da un’auto mentre era in bicicletta. Il conduttore gli ha sparato alla pancia con una pistola modello softair. Sempre a Forlì, il 2 luglio una donna era stata ferita al piede.
A Napoli, il 20 giugno, lo chef 22enne del Mali Konate Bouyagui, in Italia da quattro anni con regolare permesso di soggiorno, è stato colpito da un piombino nella pancia sparato da due ragazzi a bordo di un’auto.
Infine a Caserta, l’11 luglio, due ragazzi del Mali ospiti di una struttura Sprar del Comune sono stati investiti da una raffica di colpi di pistola ad ariva compressa lanciati anche questi da un’auto in corsa.