Voleva fare “un’azione dimostrativa” e avere “non un impatto nazionale ma un massimo impatto internazionale”: queste le dichiarazioni rilasciate da Ousseynou Sy, l’uomo che ha dato alle fiamme uno scuolabus il 20 marzo.
Oggi, 22 marzo, l’autista è stato ascoltato dai gip per la convalida del fermo.
Secondo quanto raccontato alla fine dell’udienza dal legale dell’uomo, durante l’interrogatorio Sy avrebbe mostrato “evidenti segni di squilibrio” e fatto anche alcune “invocazioni”. L’uomo avrebbe detto: “Sentivo le voci dei bambini morti in mare che dicevano ‘fai qualcosa di eclatante per noi ma non fare del male a questi bambini”.
La procura di Milan ha chiesto la custodia cautelare in carcere per Ousseynou Sy, affermando che vi è il pericolo che l’uomo possa colpire ancora e compiere altre azioni simili.
A supportare la richiesta dei giudici anche le parole pronunciate dall’uomo stesso, che non sembra essersi pentito del gesto da lui compiuto, rivendicando anzi le sue intenzioni: “L’ho fatto per l’Africa, perché gli africani restino in Africa e così non ci siano morti in mare”.
L’uomo al momento si trova in una cella del carcere di San Vittore.
Nella giornata del 22 marzo è stato anche diffuso un audio della telefonata tra Ousseynou Sy e i Carabinieri intervenuti sul posto dopo la telefonata di uno degli studenti che era a bordo e che è riuscito a dare l’allarme.
L’uomo ha confessato che le sue intenzioni erano di raggiungere l’aeroporto di Milano e imbarcarsi con i bambini che gli avrebbero dovuto fare da scudo.
È stato comunque esclusa l’affiliazione dell’uomo allo Stato islamico, ipotesi che era stata ventilata nelle prime ore. L’uomo al momento è accusato di tentata strage con aggravante di terrorismo.
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