Il primario di medicina generale dell’ospedale Noa di Massa, dove sono state registrate 33 morti sospette, è stato iscritto nel registro degli indagati dalla procura, che ha aperto un’inchiesta sui decessi anomali avvenuti nell’arco di venti giorni, fra il 20 dicembre 2017 e il 10 gennaio 2018. ospedale noa massa morti sospette
L’iscrizione è “strumentale”, “di rito” ed è rivolta “a tutela dello stesso indagato”, hanno spiegato gli investigatori.
Il caso era stato sollevato da un esposto firmato dal consigliere comunale di Forza Italia, Stefano Benedetti, che invitava i magistrati a fare luce sulle 34 morti avvenute nel reparto di medicina dell’ospedale a causa di possibili infezioni contratte in reparto.
La procura ha chiesto le cartelle cliniche dei 33 pazienti alla Asl, che ha dichiarato di confidare “nel lavoro della magistratura che farà chiarezza e fugherà ogni dubbio sull’operato del medico”.
Già lo scorso mese di febbraio, quando Benedetti aveva reso noto di aver presentato l’esposto, l’Asl aveva spiegato che il numero dei decessi “era in linea con quello degli anni precedenti” e che “non erano avvenuti casi di infezione”.
Nella sua denuncia, invece, Benedetti parlava di pazienti, entrati in ospedale con patologie diverse, che sarebbero morti tra il 20 dicembre 2017 e il 10 gennaio 2018 per aver “contratto batteri intestinali all’interno della struttura”.
La Asl aveva querelato Benedetti e ora, rendendo noti i dati raccolti sui decessi del passato, parla di “37 decessi nel reparto di medicina generale dal 20 dicembre 2015 al 10 gennaio 2016; 36 decessi nello stesso reparto dal 20 dicembre 2016 al 10 gennaio 2017 e 33 decessi dal 20 dicembre 2017 al 10 gennaio 2018”.
“Si è trattato di un atto formale, non potendo procedere contro ignoti, visto che il reparto in questione ha di fatto un responsabile. Non c’è ancora nulla di concreto. L’ipotesi di reato è l’omicidio colposo per la morte di 33 persone, per lo più anziani, in un lasso di tempo limitato”, ha spiegato il procuratore di Massa Carrara Aldo Giubilaro.
“Se è stato compiuto un errore umano nel curare queste persone ce lo diranno le perizie le 33 cartelle cliniche che abbiamo provveduto a sequestrare”. ha aggiunto.
“I decessi hanno riguardato pazienti molto anziani, sette di questi avevano più di 90 anni, la maggior parte tra i 70 e gli 80 e poi ci sono due cinquantenni. Era doveroso aprire un fascicolo per fare chiarezza soprattutto per i famigliari di queste persone, a cui è stato notificato l’atto di apertura delle indagini”.
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