Leoluca Orlando, sindaco di Palermo | “I sindaci non si stanno ribellando, stanno semplicemente applicando la Costituzione”.
A parlare a TPI.it è Leoluca Orlando, il sindaco di Palermo che ha deciso di non applicare il decreto Sicurezza messo a punto dal vicepremier Matteo Salvini.
In particolare Orlando, sindaco del capoluogo siciliano con la coalizione Pd dal 2012, vuole “boicottare” l’articolo 13 delle legge 132, che stabilisce che il permesso di soggiorno rilasciato al richiedente asilo costituisce sì un documento di riconoscimento, ma non basterà più per iscriversi all’anagrafe e quindi avere la residenza.
Qui abbiamo spiegato cosa prevede il decreto Sicurezza.
Non è il primo atto di disobbedienza di Leoluca Orlando: il primo cittadino siciliano si era già espresso contro Salvini per quanto riguarda l’accoglienza nei porti, ricordando che “a Palermo il porto è sempre aperto”.
Al fianco del sindaco ribelle e alla sua “rivolta” si sono schierati anche Pizzarotti, Nardella e de Magistris, rispettivamente sindaci di Parma, Firenze e Napoli. Non si è fatta attendere la replica del vicepremier Matteo Salvini: “La legge è stata approvata dal Parlamento e firmata da Mattarella, ne risponderanno legalmente”.
L’intervento è un atto di sindaco, firmato e protocollato da me a data 21 dicembre 2018. Chiedo di sospendere formalmente la norma del decreto Sicurezza di competenza comunale, là dove sono presenti delle lesioni dei diritti umani.
Faccio un’ipotesi concreta, che nel mio comune potrebbe avvenire quotidianamente: un migrante il quale ha avuto il permesso di soggiorno e si trova quindi in regola, in base a questo decreto non può chiedere la cittadinanza al comune se ha finito il termine di contratto di lavoro.
Quel migrante paga le tasse, ha il permesso di soggiorno, è in teoria in regola. Da un giorno all’altro si ritrova invece in mezzo alla strada: da legale a illegale. Da utile all’Italia, a ripudiato dalla società. In questo modo non vengono rimandati a casa i migranti, come dice Salvini, ma viene creato un esercito di fantasmi come nelle banlieues francesi.
Non si può scaricare sui cittadini la mancanza dei diritti umani, per fare una svolta populista. Alla mia città chiedo di rifiutarsi: di dare la residenza anagrafica.
Sì, è proprio l’ufficio anagrafe che dovrà essere ribelle e non applicare il decreto Sicurezza. Invito tutte le anagrafi a disobbedire e dare la cittadinanza a chi è in regola per averla. È un servizio ai cittadini, non si può non dare.
Compresi i minori stranieri non accompagnati: quando compiono 18 anni e sono stati regolarmente in Italia, hanno svolto un percorso di scolarizzazione e tutto, devono ottenere la cittadinanza. Con Salvini diventa un incubo per un minore: non può avere con il Dl Sicurezza la residenza anagrafica, il che significa che viene escluso dai servizi sociali, da quelli sanitari e questo è molto grave.
Quello che vedo è un attacco alla cultura dell’accoglienza del nostro paese. Questo modo di procedere non è un insulto ai migranti, ma un insulto agli italiani. Io posso parlare della politica come sindaco, e come sindaco mi distacco completamente dalle scelte in materia sicurezza di questo governo. Secondo voi è normale che il condannato per reati gravi possa prendere la cittadinanza, ma se però lo stesso ha il sangue afghano no?
Salvini e gli altri sono talmente nervosi che parlano di altre cose: io voglio restare specifico sull’articolo 13 della legge 132, che ritengo incostituzionale. Delle altre cose si parlerà poi. Violando i diritti umani, questo governo sta attentando alla sicurezza in generale. E la sicurezza delle città è una delle mie funzioni. Non è una rivolta, è semplicemente buon senso.
Perché non c’erano questi problemi con la limitazione della registrazione all’anagrafe che trascinano le persone nel buio. Per noi sindaci la situazione con il Piano Immigrazione di Minniti non era grave come ora. Con questo decreto si spingono troppe persone ad entrare nell’illegalità.
Spero proprio che la sinistra rinasca dalle città, unico luogo di cambiamento. Sono sicuro che la maggior parte dei sindaci farà rispettare i diritti umani e non si piegherà. Anche il presidente nazionale dell’Anci, Antonio Decaro, ha condiviso le critiche e ha chiesto una risposta al governo per fare marcia indietro.
Non mi interessa, non partecipo a questa competizione per le primarie: io voglio volare più alto con qualcuno che faccia rispettare i diritti umani e che prenda parte a questa coalizione di sindaci contro il Dl Sicurezza. Il problema degli italiani non è chi vince, il problema è per fare che cosa.
Avevo già esposto in maniera meno ufficiale le mie critiche sul decreto Sicurezza.
Assolutamente sì. I palermitani hanno nei geni l’accoglienza. È anche per questo che sono stato eletto sindaco. Non posso tradire la mia città.
Non cedo ai ricatti di Salvini: che cosa c’entra la parte sull’immigrazione dell’articolo 13 legge 132, con invece i fondi e le misure sulla sicurezza, con i fondi sulla polizia locale eccetera? Il ministro degli Interni mi vuole per caso ricattare? Quelle risorse non sono oggetto delle mie critiche. Salvini cerca di buttarla in politichese, io non cado nella trappola.
Mi sono costituito parte civile e andrò davanti al giudice civile per chiedere un accertamento della costituzionalità di queste norme. In Italia, come si sa, un sindaco non può andare davanti alla Corte costituzionale. Ci puoi andare in Germania, in Argentina, ma in Italia no. Quindi invoco il giudice per la difesa della Costituzione. Non ho paura, vado avanti.
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