Da ieri, ufficialmente, siamo un paese del quinto mondo, ex sviluppato e in fase di lento disfacimento. La sindaca della capitale, e con lei un numero consistente di italiani, hanno dichiarato al mondo intero che siamo una nazione di incapaci. Inutile sognare, pensare, progettare grandi opere ed eventi storici: non ne siamo all’altezza.
La mafia, la corruzione, l’incapacità gestionale, la disorganizzazione, l’inefficienza, l’inettitudine, la mala amministrazione, la collusione di ogni ganglio del sistema produttivo con il malaffare, l’inaffidabilità e la dappocaggine di manager e imprenditori, incapaci perfino di pianificare i lavori e terminare un’opera pubblica, il mal funzionamento degli organi di controllo e del sistema della giustizia, e ogni altro aspetto di degrado ascrivibile al quinto mondo, in Italia sono tali da dover chiudere il paese.
Impossibile anche soltanto immaginare un progetto importante, che impieghi le menti e le risorse degli onesti a creare le condizioni per la fattibilità economica, negli alvei della legalità, di qualsiasi opera o evento strategico. In Italia, ormai è impossibile finanche sognare.
E ciò, guarda caso, viene ufficializzato da chi si presenta e si propone come la buona politica. Ma la buona politica non è quella che fa le cose perbene, superando le negatività e assicurando i risultati attraverso meccanismi di efficienza e legalità?
La buona politica non trasforma le occasioni in opportunità e, se davvero brava, in salti di qualità per l’intero paese e il benessere dei suoi cittadini?
Ragionamenti simili li ho sentiti anche per il ponte sullo stretto, opera che in qualsiasi parte del mondo sarebbe stata realizzata e che favorirebbe i normali flussi quotidiani tra due regioni distanti appena tre chilometri.
“Impossibile, ci sono la mafia, la ‘ndrangheta, la corruzione, i terremoti…”, i disfattisti non hanno perso tempo. In verità, in questo caso, ci sono anche problemi insuperabili, come i danni all’orientamento e al sistema nervoso di tonni e pescispada; ma per le Olimpiadi, forse, lo sforzo di dimostrare al mondo che l’Italia non è un paese in agonia di tonni disorientabili, pieno di metastasi dappertutto, si sarebbe potuto fare. La buona politica è quella che fa bene o quella che non fa, paralizzata da incubi e fantasmi?
Da ieri, ufficialmente, siamo il primo paese entrato nel quinto mondo, la dimensione degli inetti.
*A cura di Ruggero Pegna
Leggi l'articolo originale su TPI.it