Polizia, carabinieri e guardia di finanza hanno portato a termine il 15 maggio un operazione che ha portato al fermo di 68 persone a Isola di Capo Rizzuto, in provincia di Crotone, in Calabria. Le accuse vanno dall’associazione mafiosa alla frode passando per l’estorsione, porto e detenzione illegale di armi, intestazione fittizia di beni, malversazione ai danni dello Stato, truffa aggravata, frode in pubbliche forniture. Sono stati sequestrati anche numerosi beni.
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I fermati erano quasi tutti appartenenti alla cosca Arena che controllava la gestione del centro di accoglienza per migranti di Isola Capo Rizzuto. La figura che permetteva alla ‘ndrangheta di gestire il business dei migranti nella cittadina calabrese era Leonardo Sacco della Fraternita di Misericordia che si era aggiudicata gli appalti per la fornitura di servizi nel centro.
I provvedimenti sono stati disposti dalla Direzione distrettuale antimafia guidata dal procuratore capo Nicola Gratteri. “Da un punto di vista giudiziario a noi risulta che tale controllo andasse avanti almeno dal 2009. Lucravano anche sui pasti. Se, per esempio, la società doveva fornire 500 pasti, ne portavano 300, e gli altri non mangiavano”, ha spiegato il capo della Dda di Catanzaro.
Tra i fermati c’è anche un parroco della cittadina calabrese, don Edoardo Sciano, che avrebbe percepito ingenti somme di denaro per occuparsi dell’assistenza spirituale dei migranti ospitati nel centro di accoglienza.
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