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    Omicidio Marco Vannini: i dubbi e le incongruenze mai chiarite sulla morte del giovane di Ladispoli

    Dopo la riduzione della pena per il padre della fidanzata, Antonio Ciontoli, che sparò al 21enne, ci sono ancora sospetti sulle telefonate al 118, il bossolo e il movente dell'assassinio

    Di Carmelo Leo
    Pubblicato il 30 Gen. 2019 alle 12:16 Aggiornato il 30 Gen. 2019 alle 12:21

    OMICIDIO VANNINI DUBBI – Il 17 maggio 2015 Marco Vannini, 21enne di Ladispoli che lavorava come bagnino in uno stabilimento, è morto a causa di un colpo di pistola che gli ha trapassato un polmone e il cuore. Dopo il lavoro, Vannini era andato a casa della fidanzata Martina Ciontoli e dei suoi genitori. Più di quattro anni dopo, le dinamiche dell’omicidio non sono mai state chiarite del tutto.

    Il 29 gennaio 2019 la Corte d’Assise d’appello di Roma ha ribaltato la sentenza di primo grado, che aveva condannato a 14 anni per omicidio volontario Antonio Ciontoli, padre della fidanzata di Vannini e sottufficiale della Marina militare distaccato ai Servizi Segreti, e a 3 anni per omicidio colposo la moglie Maria Pezzillo e i due figli, Martina e Federico.

    I giudici d’appello hanno infatti stabilito che l’omicidio di Marco Vannini è stato colposo e non volontario: di conseguenza, la pena per Antonio Ciontoli è stata ridotta a 5 anni, provocando lo sdegno dei familiari e di tutti i concittadini del ragazzo di Ladispoli.

    Dopo la sentenza di secondo grado, rimangono però molti dubbi sulla ricostruzione della morte: sulle tempistiche della telefonata al 118, sul movente dell’omicidio e sul luogo in cui è stato ritrovato il bossolo del proiettile che ha ucciso Vannini.

    Omicidio Vannini dubbi | Le cose che non tornano | La telefonata al 118

    La sera del 17 maggio 2015, Vannini viene raggiunto da un colpo di pistola sparato dalla Beretta calibro 9 detenuta da Ciontoli. Il ragazzo, secondo quanto ricostruito, si trova sotto la doccia quando viene colpito sotto la spalla destra. Il proiettile trapassa un polmone e il cuore.

    Vannini però arriva in ospedale solo diverse ore dopo lo sparo, troppo tardi per evitare la morte per dissanguamento. Ed è qui che emergono i primi dubbi: perché la telefonata al 118 è stata fatta così tardi? Perché i parenti della fidanzata non hanno da subito specificato che il ragazzo aveva un proiettile conficcato nella spalla?

    La prima chiamata parte alle 23.41. Federico Ciontoli, fratello della fidanzata di Vannini, dice: “C’è un ragazzo che si è sentito male, è diventato bianco e non respira più. Si è spaventato”. Interviene però la madre, Maria Pezzillo, che spiega che non serve nessuna ambulanza perché “il ragazzo si è ripreso”.

    Dopo 24 minuti arriva una seconda chiamata al 118. Stavolta a parlare è Antonio Ciontoli, che cambia versione dei fatti: “Il ragazzo si è ferito con un pettine a punta, grida perché si è messo paura”, dice chiedendo un’ambulanza. In sottofondo si sentono le urla strazianti di Vannini.

    Omicidio Vannini dubbi | Le cose che non tornano | Il movente

    Quando arrivano i soccorsi e i carabinieri, il ragazzo viene trasportato in codice giallo al pronto soccorso, mentre Antonio Ciontoli confessa al medico di turno che a ferire Marco Vannini è stato un colpo di pistola: “Ma non lo dica a nessuno, rischio di perdere il lavoro”, dice. Nel frattempo la situazione del 21enne si rivela critica: nonostante un volo in eliambulanza verso il policlinico Gemelli, Vannini muore durante il trasporto. Sono circa le 3.

    Gli interrogativi non finiscono qui. Non è ancora chiaro neanche il movente dell’omicidio: secondo quanto dichiarato da Ciontoli, l’uomo entra in bagno per pulire la pistola mentre Vannini è nudo, sotto la doccia. Un comportamento che potrebbe essere giustificato solo con un’alta confidenza tra i due. Secondo la ricostruzione, è lì che sarebbe partito accidentalmente un proiettile, dal momento che Ciontoli non ha verificato che l’arma fosse in condizioni di sicurezza.

    Omicidio Vannini dubbi | Le cose che non tornano | Il bossolo e i familiari

    Altro elemento: il bossolo del proiettile è stato ritrovato non nel bagno, dove sarebbe partito il colpo di pistola, ma nella camera da letto.

    E ancora: le indagini non hanno neanche chiarito del tutto chi in casa fosse a conoscenza che Marco Vannini fosse stato ferito da un colpo di pistola. Dopo l’esplosione (che ha prodotto un rumore di 130 decibel, come un martello pneumatico, ha detto il consulente dei Vannini, Luciano Garofano), Ciontoli dice ai familiari che si è trattato di un colpo d’aria. Ciò che è certo è che, secondo la perizia della Corte d’assise, Vannini “poteva essere salvato se soccorso tempestivamente”.

    Il caso è finito a Chi l’ha visto?, su Rai 3. “I Ciontoli hanno avuto tutto il tempo di prepararsi. Queste indagini non sono partite bene e gli sono state regalate troppe cose a questa famiglia”, ha detto Marina Conte, madre di Marco, durante il programma. “L’unica preoccupazione di quella famiglia era che il padre perdesse il suo posto di lavoro a Palazzo Chigi”.

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