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Lunedì primo ottobre 2018 il Coni ha ufficializzato che la candidatura italiana per le Olimpiadi invernali 2026 sarà quella congiunta tra Milano e Cortina. Lo ha annunciato durante la riunione di Giunta il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana.
Definitivamente tramontata, dunque la possibilità di una candidatura a tre con anche Torino.
La sindaca di Torino, Chiara Appendino, ha duramente criticato il ticket a due.
La candidatura Milano-Cortina è supportato dal Coni, dalle istituzioni locali e da eventuali sponsor privati, mentre non ha alcun sostegno da parte del Governo.
L’esecutivo si era detto disponibile ad appoggiare il tridente Milano-Cortina-Torino, ma martedì 18 settembre il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Giancarlo Giorgetti, ha fatto sapere che tale ipotesi è sfumata a causa dell’indisponibilità di Torino ad affiancarsi alle altre due città.
Venerdì 21 settembre il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Danilo Toninelli, ha invece dichiarato che a suo avviso la soluzione migliore sarebbe stata una candidatura solitaria di Torino.
Appendino: “Scelta incomprensibile”
“È una candidatura per noi incomprensibile, si tratta di andare a costruire ed edificare dove non ci sono gli impianti. Torino era la meno costosa, chi si assume questa responsabilità dovrà spiegarlo al Paese”, ha commentato la sindaca di Torino Chiara Appendino.
“Torino con le sue valli c’è e c’è sempre stata, al Paese qualcuno dovrà spiegare perché si porta avanti una candidatura che prevede di costruire ex novo, quando da un’altra di poteva fare senza costruire nulla. Quindi nessun impatto ambientale, minor impatto economico. Era l’unico modello sostenibile dato che il Cio chiedeva di riutilizzare gli impianti”, ha sottolineato Appendino.
“Abbiamo combattuto fino alla fine per poter fare un’Olimpiade che fosse sostenibile, che si basasse sul riutilizzo”, ha aggiunto la sindaca. “Io sono arrivata anche a mettere le mie dimissioni sul piatto per portare avanti questa candidatura, ci ho creduto fino in fondo”.
“Il Coni porti in votazione i dossier, la candidatura di Torino è ancora in campo. Se esiste Milano Cortina esiste anche Torino”.
Malagò: “No alternative”
Il presidente del Coni, Giovanni Malagò, ha spiegato che “non c’erano alternative” alla candidatura di Milano e Cortina.
“È una dichiarazione concordata, peraltro anche negli ultimi giorni, con il Governo. Non c’erano alternative, in considerazione della posizione di Torino di sfilarsi dalla candidatura a tre, che io avevo auspicato fino all’ultimo potesse andare avanti”, ha detto il dirigente sportivo.
“Dovevamo obbligatoriamente e necessariamente mandare un segnale perché mercoledì si parte per Buenos Aires”, ha sottolineato Malagò. “Torino non ha accettato il discorso di andare senza le garanzie del Governo, mentre Regione Lombardia e Veneto lo hanno sostenuto. Di conseguenza non c’era alternativa”.
Il 4 ottobre vertice Milano-Cortina
Il 4 ottobre a Venezia si terrà un vertice tra il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, e i sindaci di Milano Beppe Sala e di Cortina d’Ampezzo Giampietro Ghedina.
Lo ha annunciato il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana.
“Milano e Cortina sono due realtà di eccellenza, e se a loro affianchiamo anche la Valtellina diamo un ulteriore, importante, valore aggiunto alla nostra candidatura”, ha sottolineato Fontana. “Nessun’altra candidatura può offrire un pacchetto così bello e composito”.
Toninelli: “Torino da sola scelte migliore”
“Rimango personalmente dell’idea che quella di Torino sia la scelta migliore sotto tutti i punti di vista, soprattutto della convenienza economico e strutturale, vista l’esperienza passata”, ha detto venerdì 21 settembre il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Danilo Toninelli.
Secondo Toninelli, “l’idea di tre città è quanto meno caotica e difficilmente percorribile e anche la più costosa in termini di soldi pubblici”.
“Sono d’accordo con il vicepremier Di Maio quando dice che lo Stato non deve mettere soldi sulle Olimpiadi, perché prima dobbiamo mettere in sicurezza migliaia di ponti strade, viadotti e gallerie che i precedenti governi hanno lasciato abbandonato”, ha sottolineato il ministro.
“So che la Lega fa ragionamenti diversi: faremo un giusto Consiglio dei ministri appena sarà possibile farlo, e troveremo come in tutte le altre questioni troveremo una soluzione condivisa di maggioranza”.
Il no di Torino
“Le candidature a tre sono molto complesse, non sono mai state fatte, non è chiaro chi garantisce, mentre si poteva scegliere la candidatura di una città che sarebbe stata più semplice dal punto di vista della gestione”, ha dichiarato la sindaca di Torino, Chiara Appendino, a SkyTg24.
“Pare che sia stata Torino a tirarsi indietro, ma è assolutamente falso.Torino ha seguito il percorso come è stato indicato, mettendosi a disposizione del Governo. Ha chiesto chiarezza su certi elementi, la bozza di protocollo mandata venerdì sera dal sottosegretario Giorgetti, a cui dovevamo rispondere entro il lunedì mattina, non dava queste risposte”, ha sottolineato la sindaca.
Il pressing su Torino
“Siamo ancora in tempo. Non credo che Losanna non ci prenda in considerazione, oggettivamente è assolutamente aperta”, ha dichiarato il 19 settembre il presidente del Coni, Giovanni Malagò, a Radio Anch’io.
Con una candidatura a due “è sicuro che l’Italia ha meno possibilità di vincere, non avendo le garanzie del Governo”, ha sottolineato Malagò.
“Questa non è una sfida o una prova muscolare, approfitto per fare un ultimo appello alla sindaca Chiara Appendino, avevo battezzato io il tridente”, ha aggiunto, sempre ai microfoni di Radio Anch’io, il governatore del Veneto, Luca Zaia.
Chiamparino con Zaia
Ci sono tutte le condizioni “per rimettersi al tavolo a Roma e riprendere la discussione”, ha dichiarato il 19 settembre il presidente della Regione Piemonte, Sergio Chiamparino, intervenendo nel programma Agorà su Rai3.
“Ho sentito telefonicamente il governatore del Veneto Luca Zaia, questa mattina alle 8, e mi ha confermato, come aveva già dichiarato ieri, che preferirebbe il tridente”, ha aggiunto Chiamparino.
“Da parte mia, se l’unica questione è un logo che, garantita la pari dignità delle città, metta Milano all’inizio, credo ci siano tutte le condizioni per rimettersi al tavolo a Roma e riprendere la discussione, con tutti gli approfondimenti che avremo il tempo di fare”.
Niente tridente Milano-Torino-Cortina
Martedì 18 settembre il Governo ha ritirato il proprio sostegno alla candidatura congiunta a tre Milano-Torino-Cortina.
“La proposta è morta qui”, ha sentenziato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega allo Sport, Giancarlo Giorgetti.
“Ho lavorato per arrivare a soluzione condivisa”, ma “sono prevalse forme di dubbio piuttosto che sospetto e il Governo non ritiene che una candidatura fatta così possa avere ulteriore corso”, ha spiegato Giorgetti
Il sottosegretario ha fatto capire che sulla decisione hanno pesato le riserve del sindaco di Milano, Beppe Sala, e della sindaca di Torino, Chiara Appendino.
“I sindaci hanno ribadito le loro perplessità, ma una cosa così importante e seria richiede condivisione, spirito ed entusiasmo che onestamente non ho rintracciato in questa fase”, ha affermato Giorgetti.
Il ticket Milano-Cortina
Dopo il dietrofront del Governo sulla candidatura a tre, è avanzata la possibilità di una candidatura a due Milano-Cortina, sostenuta dalle rispettive amministrazioni locali e dal Coni, ma non dal Governo.
Malagò ha dichiarato che a far saltare il tridente è stata Torino.
“Sala aveva posto due condizioni, la governance e che nel nome Milano doveva essere per prima, una richiesta che non mi sembra una richiesta inaccettabile. Appendino ha inviato una lettera che rimaneva alla delibera del Consiglio comunale che non faceva riferimento al tridente, volendo far partecipare Torino da sola. È stato evidente che a fare saltare tutto è stata Torino”, ha affermato il presidente del Coni.
La polemica tra Coni e Governo
Sulla vicenda è intervenuto il vicepremier e ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio.
“Abbiamo purtroppo pagato l’atteggiamento del Coni, che, nel tentativo di non scontentare nessuno, non ha avuto il coraggio di prendere una decisione chiara sin dall’inizio, creando una situazione insostenibile in cui come al solito si sarebbero sprecati soldi dello Stato. A questo punto chi vorrà concorrere dovrà provvedere con risorse proprie”, ha dichiarato Di Maio.
Il presidente del Coni, Malagò, non ha voluto replicare direttamente.
“Non voglio fare polemica perché credo non serva a nulla. Da quando si è cominciato a parlare della candidatura abbiamo cominciato a parlare di ticket Milano-Torino, poi si è aggiunta Cortina e poi avendo tre candidature ci siamo rivolti al governo. E il Governo ha detto che dovevamo procedere, ma ci doveva essere coesione totale e massima attenzione ai costi”.
“L’idea a tre era stata recepita dal governo e poi sostenuta dal Cio, noi abbiamo fatto quello che ci ha chiesto il governo”, ha aggiunto Malagò.
La posizione di Milano
Lunedì 17 settembre, in una lettera inviata al sottosegretario, il sindaco di Milano Sala chiedeva che il brand del capoluogo lombardo fosse riconoscibile e apparisse come primo nella sigla che caratterizzerà la candidatura italiana.
Inoltre il sindaco chiedeva che, nel caso di una candidatura insieme a Torino e Cortina, la responsabilità amministrativa fosse delegata al Governo. Il timore di Milano, dal punto di vista politico, era che l’esecutivo stesse facendo una scelta politica dovuta alla necessità di non creare tensioni al proprio interno.
Ad agosto Milano aveva ritirato la sua candidatura sostenendo che non c’erano le condizioni per portare avanti un’organizzazione collettiva per poi rivedere in un secondo momento le sue posizioni.
La posizione di Torino
“È certo che, in Piemonte, senza il pieno sostegno e l’impegno economico del Governo non ci sono le condizioni per organizzare i Giochi”, ha detto la sindaca di Torino, Chiara Appendino.
“Abbiamo lavorato a lungo a un dossier di candidatura che rispondesse pienamente alle indicazioni e ai requisiti in tema di sostenibilità economica e ambientale richiesti dal comitato olimpico nazionale e dal Cio, che tenesse conto del know-how acquisito nel tempo nell’ambito dell’organizzazione di grandi eventi sportivi e non solo, che considerasse gli interessi del territorio e del Paese e i cui costi non pesassero sulle nostre comunità”.
“La scelta naturale, a nostro parere, era ed è tuttora Torino con le sue montagne, ma non ci siamo tirati indietro rispetto alla possibilità di condividere con altri la sfida per ospitare i Giochi del 2026, chiedendo però pari dignità con le altre città e un chiaro impegno del Governo sui finanziamenti e sulla gestione organizzativa dell’evento”, ha aggiunto Appendino.
“II ticket Milano-Cortina era pronto già in estate, quando il Coni pensava che mi sarei sfilata”, ha sottolineato polemicamente la sindaca.
“Io chiedevo pari dignità con le altre città e un chiaro impegno del Governo sui finanziamenti e sulla gestione organizzativa dell’evento. Non volevo condurre Torino in un progetto di cui non era chiara l’architettura”.
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