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Come Nutella è diventata la Nutella

Credit: Afp

La storia di Michele Ferrero e il successo della Nutella devono ricordare l'importanza della passione e delle buone idee

Di Marta Vigneri
Pubblicato il 20 Apr. 2016 alle 11:20 Aggiornato il 20 Apr. 2019 alle 19:51

Nel 1946 la cioccolata era un bene esclusivo. Anche nella regione che pullulava di fabbriche di cioccolato, il Piemonte, in pochi potevano permettersela.

Ma un giovane pasticcere sognava una formula magica che permettesse a tutti di godere di quel piacere.

Era nato a Farigliano e possedeva un piccolo laboratorio di dolci ad Alba, nelle Langhe piemontesi, una terra dove le nocciole non mancavano mai e costavano poco anche in tempi duri come quelli del dopo guerra.

Si chiamava Pietro Ferrero.

Dopo notti insonni, in cui svegliava ripetutamente la moglie per avere un parere sulla sua nuova ricetta fatta di cioccolato e nocciole, inventò la Pasta Gianduia.

Prodotta sottoforma di pagnotte racchiuse in foglie di alluminio, era una sorta di Nutella solidificata che doveva essere tagliata con un coltello. La prima versione spalmabile, la Supercrema, arrivò qualche anno dopo.

“Era il primo marchio che permetteva alle persone di godere di dolci a un prezzo accessibile”, racconta alla Bbc il nipote di Pietro e attuale amministratore delegato dell’azienda, Giovanni Ferrero.

Il fatto che fosse spalmabile significava che una piccola quantità poteva bastare per sfamarsi, cambiando la percezione secondo cui la cioccolata doveva essere usata solo in occasioni veramente speciali o durante le feste.

Inoltre, poteva essere mangiata con il pane, uno degli alimenti principali della dieta del tempo.

Le persone che non avevano mai mangiato la cioccolata iniziarono ad abituarsi alla Supercrema e a considerare quel dolce come una trasgressione che ci si poteva concedere ogni giorno.

La Supercrema derivava da un bene di lusso e lo rendeva semplice come il pane.

Ma fu il figlio di Pietro, Michele Ferrero, a rilanciare la Supercrema nell’iconico barattolo di vetro con una nuova ricetta e un nuovo nome, la Nutella.

Una formula che poteva essere lanciata anche sul panorama internazionale. Nutella contiene la parola “nut” (nocciola in inglese) e il suffisso di molti prodotti tipici italiani, “ella”.

Come la mozzarella o la tagliatella, poteva rappresentare un prodotto italiano riconoscibile ovunque. E non perché fosse un surrogato economico del cioccolato, ma perché diversamente da altri prodotti conteneva le nocciole, un alimento nutriente che migliorava il cioccolato.

Ecco così che il 20 aprile 1964 si affacciava sul mrecato il nuovo prodotto, ormai a tutti gli effetti quello che conosciamo oggi. Il successo, come è facile immaginare, fu incredibile, e la crema spalmabile si diffuse in tutto il mondo.

Gli spot degli anni Settanta raffiguravano un bambino con la Nutella in mano che diceva a sua madre: “Mamma, questa ha le vitamine”, mentre nel 2008 in Gran Bretagna lo slogan della Nutella recitava: “Tutti vogliamo che i nostri bambini abbiano una colazione bilanciata”.

Grazie a questa formula, a cinquant’anni dalla sua invenzione, la Nutella è diventata un fenomeno globale: è prodotta in 11 stabilimenti presenti in 53 Paesi del mondo e rappresenta un quinto del giro d’affari del gruppo Ferrero insieme ai prodotti Kinder e ai Ferrero Rocher.

Michele Ferrero è morto il 14 febbraio 2015 all’età di 89 anni nella sua casa di Montecarlo, dopo mesi di malattia. Ha diretto l’azienda dal 1949 al 1997 ed è stato artefice della sua espansione su scala globale.

Quel piccolo laboratorio di dolci delle Langhe è diventato la quarta più grande multinazionale dolciaria al mondo dopo la Nestlè, e nel 2009 si è posizionata prima tra le società con la migliore reputazione nella classifica del Reputation Institute, battendo Ikea e Walt Disney.

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