Il 25 gennaio 2017 la Corte Costituzionale italiana ha giudicato incostituzionali alcuni parti dell’Italicum, la legge elettorale in vigore per la camera promossa dal governo Renzi e approvata nel 2015. Attraverso la correzione di queste parti giudicate non conformi alla Costituzione, la Corte ha di fatto creato una nuova legge elettorale, basata sull’Italicum e a essa simile, ma con alcune differenze sostanziali.
Così come l’Italicum, anche questa nuova legge elettorale – per la quale ancora non è stato coniato un soprannome, come è stato per la legge del 2015 nota come Italicum e la legge Calderoli nota come Porcellum, tra le altre – è in vigore solamente alla Camera dei deputati. Il Senato continua ad avere come legge elettorale il cosiddetto Consultellum, la legge nata dall’intervento del 2013 della Corte Costituzionale sugli elementi incostituzionali del Porcellum, al tempo in vigore.
Ma andiamo adesso a vedere, punto per punto, come è strutturata questa nuova legge elettorale e cosa è cambiato rispetto all’Italicum.
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Cosa è cambiato rispetto all’Italicum
La Corte Costituzionale è stata chiamata a pronunciarsi su alcune parti specifiche dell’Italicum, sulle quali ha espresso i suoi giudizi andando eventualmente a correggere ciò che non era conforme. Le parti prese in esame sono state il ballottaggio, il premio di maggioranza, i capilista bloccati e le candidature multiple.
Nelle parti successive dell’articolo andremo a vedere nello specifico il nuovo funzionamento di tali norme, ma prima vediamo in breve cosa è cambiato con la sentenza della Corte. Intanto il ballottaggio, previsto nell’Italicum per attribuire il premio di maggioranza qualora nessuna lista fosse arrivata al 40 per cento dei voti, è stato abolito, dal momento che rischiava di viziare eccessivamente il voto del primo turno, attribuendo un premio di maggioranza in termini di deputati (circa il 54 per cento) potenzialmente spropositato.
L’altro nodo è stato il premio di maggioranza per le liste che avessero superato il 40 per cento. Questo punto è stato invece ritenuto costituzionale dal momento che si tratta di un premio raggiungibile con soglia chiara e che può portare a una discrepanza massima del 14 per cento tra voti ottenuti e seggi ottenuti. Qualora due liste superino il 40 per cento, in ogni caso, sarebbe solo la più votata tra le due a ottenere il premio.
Il terzo punto è stato quello dei capilista bloccati. L’Italicum è caratterizzato dalla presenza di 100 collegi in ciascuno dei quali ogni lista presenta un capolista bloccato, mentre gli altri esponenti sono scelti con preferenze. Dal momento che la stessa Corte Costituzionale aveva giudicato incostituzionali le liste bloccate nell’ambito del Porcellum, anche in questa circostanza è stata sollevata la questione. In questa circostanza, però, i soli capilista bloccati sono stati considerati ammissibili, dal momento che si tratta di una lista bloccata limitata che non toglie quindi potere decisionale agli elettori.
L’ultimo punto, quello delle candidature multiple fino a un massimo di dieci collegi per gli aspiranti deputati, è stata giudicata valida ma con una piccola differenza: qualora una persona venisse eletta in più di una circoscrizione, non sarebbe ella stessa ad optare quella in cui sarebbe effettivamente eletta, ma delegherebbe la scelta a un sorteggio, per evitare così di inficiare la volontà degli elettori scegliendo arbitrariamente il collegio di elezione in base a chi gli sarebbe subentrato dove non avrebbe optato.
Liste e non coalizioni
Come nell’Italicum, anche la nuova legge elettorale prevede la presenza alle elezioni di singole liste, e non di coalizioni di liste alleate tra loro. Lo sbarramento e il premio di maggioranza non sono dunque mai contemplati per una coalizione, ma sempre e comunque per una singola lista.
Questo cosa significa, che i partiti non si possono alleare tra di loro? Assolutamente no. Facciamo un esempio concreto: alle ultime elezioni politiche, quelle del 2013, il centrodestra si è presentato in una coalizione composta da diversi partiti, tra cui l’allora Popolo delle Libertà, la Lega Nord e Fratelli d’Italia, ottenendo circa il 29 per cento dei voti. Con l’attuale legge non potrebbero presentarsi ognuno con il proprio simbolo, ma potrebbero tranquillamente presentarsi con una lista unica.
Sbarramento al 3 per cento
Per entrare in parlamento, ogni lista – e questo è rimasto esattamente uguale all’Italicum – avrà bisogno di raggiungere il 3 per cento per entrare alla Camera. Nella legge elettorale usata fino al 2013, il cosiddetto Porcellum, alla Camera era necessario il 4 per cento per le liste che correvano fuori dai poli e il 2 per chi correva in coalizione, cui si aggiungeva la prima tra le liste che avesse preso meno del 2 per cento all’interno di qualsiasi coalizione.
Il premio di maggioranza
Qualora una lista riuscisse a prendere almeno il 40 per cento dei consensi, otterrebbe un premio di maggioranza di 340 deputati, pari a circa il 54 per cento dei seggi. Qualora le liste a superare questo sbarramento fossero due, allora il premio andrebbe solo alla più votata tra le due liste. Le altre liste, invece, si dividerebbero in maniera proporzionale i seggi rimanenti, con la sola eccezione dei 12 riservati agli italiani all’estero eletti con un sistema a parte.
Qualora nessuna lista riuscisse invece a raggiungere il 40 per cento, i seggi sarebbero semplicemente ripartiti in maniera proporzionale tra tutte le liste che hanno superato il 3 per cento, senza alcun premio di maggioranza. L’Italicum in questo caso prevedeva un ballottaggio tra le due liste più votate, ma la Corte Costituzionale lo ha giudicato non costituzionale.
I collegi, le liste, i capilista bloccati e le preferenze
Come già nell’Italicum, anche la nuova legge elettorale prevede che il territorio italiano sia suddiviso in 100 diversi collegi, ciascuno dei quali eleggerà un numero di deputati compreso tra i 3 e i 9 e avrà un massimo di 600mila aventi diritto al voto.
In ciascuno di questi collegi, ogni lista potrà presentare i propri candidati: un capolista bloccato – e come tale non sottoposto alle preferenze degli elettori – e gli altri da sottoporre alla preferenza degli elettori nell’ambito della lista stessa. Le preferenze disponibili saranno al massimo due, a patto che siano date a candidati di sesso differente, così come i candidati di ogni lista dovranno essere presentati in ordine di alternanza di genere, quindi un uomo e una donna o viceversa.
Anche i capilista bloccati dovranno rispettare il criterio della parità di genere: in ogni regione, infatti, fino al 60 per cento dei collegi potranno avere capilista dello stesso sesso.
Ogni capolista potrà candidarsi in un massimo di dieci diversi collegi. Questo fatto è stato confermato dalla Corte Costituzionale che ha però deciso che, in caso di elezione di un candidato in più collegi, sarà un sorteggio a decidere per quale optare e in quali dimettersi. Per quanto riguarda i candidati non capolista, non sono invece previste candidature multiple.
Al di fuori di questo schema di collegi ci saranno alcune eccezioni.
La prima è il Trentino-Alto Adige, che gode della tutela della minoranza linguistica tedesca e, per questa ragione, eleggerà i suoi deputati con un sistema di collegi uninominali in ciascuno dei quali vincerà solamente il deputato che ha ottenuto più voti. Si tratta esattamente dello stesso principio della parte maggioritaria del Mattarellum, la legge elettorale in vigore nelle elezioni politiche italiane tra il 1994 e il 2001.
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Anche la Valle d’Aosta eleggerà il proprio deputato con questo sistema. Il caso della Valle d’Aosta è particolare ed esula praticamente da ogni legge elettorale, dal momento che eleggendo un solo deputato è matematicamente quasi costretta a usare un sistema uninominale.
Nonostante i sistemi elettorali diversi di queste due regioni, i voti qui ottenuti dalle diverse liste saranno sommati a quelli del resto d’Italia e contribuiranno a raggiungere o meno gli sbarramenti necessari per entrare in parlamento e raggiungere il premio di maggioranza.
Al di fuori dei sistemi di sbarramento e di premio di maggioranza si collocano invece i 12 seggi per gli italiani residenti all’estero. Essi sono eletti in quattro diverse circoscrizioni (Europa, Sud America, Nord e Centro America, Africa-Asia-Oceania-Antartide) con il sistema proporzionale puro. I voti qui ottenuti da ciascuna lista non sono in alcun modo conteggiati ai fini del raggiungimento dello sbarramento e del premio di maggioranza.
Questo significa che se una lista raggiunge tra i voti degli italiani residenti in Italia oltre il 40 per cento dei voti, oltre ai 340 seggi di premio di maggioranza può vedersi assegnare altri seggi tra quelli degli italiani all’estero.
Il voto degli studenti Erasmus
Come per l’Italicum, la nuova legge elettorale conferma che gli studenti che si trovano provvisoriamente all’estero per ragioni di studio (come gli Erasmus) potranno votare. Potranno godere di questo diritto tutti gli italiani che si trovino all’estero per ragioni di studio, lavoro o cure mediche per un periodo di almeno tre mesi.
Il loro voto sarà conteggiato nell’ambito della circoscrizione estero.
La nuova scheda elettorale
Per quanto riguarda la scheda elettorale, quella della nuova legge elettorale sarà esattamente identica a quella pensata per l’Italicum. In essa saranno presenti i simboli delle liste, al cui fianco sarà stampato il nome del capolista bloccato e due spazi dove l’elettore potrà scrivere le due eventuali preferenze.
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