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Le novità dell’inchiesta sull’Hotel Rigopiano

La Procura di Pescara ha iscritto nel registro degli indagati sei persone tra le quali il sindaco di Farindola e il presidente della provincia di Pescara

Di TPI
Pubblicato il 27 Apr. 2017 alle 14:43

La tragedia dell’Hotel Rigopiano di Farindola è arrivata a una svolta dal punto di vista giudiziario. Dopo più di tre mesi dalla valanga che ha investito la struttura alberghiera in provincia di Pescara ci sono sei indagati, tra amministratori e funzionari pubblici.

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La Procura di Pescara ha iscritto nel registro degli indagati anche il presidente della provincia di Pescara Antonio Di Marco, il sindaco di Farindola Ilario Lacchetta e il direttore dell’albergo Bruno Di Tommaso. Fonti giudiziarie riferiscono comunque che si tratta di una prima parte dell’inchiesta che quindi potrebbe allargarsi. 

Coinvolti nell’indagine anche due funzionari della provincia, il dirigente delegato alle opere pubbliche Paolo D’Incecco e il responsabile della viabilità provinciale Mauro Di Blasio, e il geometra del comune di Farindola Enrico Colangeli. Le accuse per tutti sono di omicidio colposo plurimo e lesioni colpose.

Il direttore dell’albergo è indagato anche per la violazione dell’articolo 437 del codice penale che impone di predisporre “apparecchi, impianti, segnali destinati a prevenire disastri o infortuni sul lavoro”. Il pericolo slavina non era stato previsto nel documento di valutazione del rischio della struttura.

Il 18 gennaio scorso, quando l’hotel fu investito dalla neve staccatasi dal Monte Siella, 29 delle 40 persone presenti nell’albergo morirono. Agli uffici della provincia viene attribuita la possibile responsabilità di non aver garantito la percorribilità della strada che collegava l’hotel al centro di Farindola.

Date le condizioni della rete viaria, secondo i magistrati il sindaco della località abruzzese avrebbe potuto imporre l’evacuazione della struttura prima del 18 gennaio. A Lacchetta viene contestato anche di non aver mai convocato la commissione valanghe consigliata dalla Prefettura e di non aver correttamente valutato il rischio segnalato dai bollettini meteo.

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