“Ogni volta che si tratta di valutare o proporre il nome di una donna per un posto da docente, si scatena il finimondo”. L’affermazione è di Vincenzo Barone, il rettore dell’Università Normale di Pisa, che aggiunge: “Si parla di tutto, meno che di preparazione, merito e competenze, che dovrebbero essere i soli criteri per valutare un accademico”.
In un’intervista rilasciata al Quotidiano Nazionale, Barone spiega le difficoltà che una donna incontra per avanzare di grado e fare carriera all’interno della Scuola Pisana. E a parlare sono anche i numeri: su un corpo di 40 docenti, solo 7 sono donne. E in 208 anni di storia, la prima ordinaria della classe di scienze, la professoressa Annalisa Pastore, è arrivata solo lo scorso maggio.
Alla vigilia dell’inaugurazione dell’anno accademico della prestigiosa università, fondata da Napoleone Bonaparte, Barone denuncia le dinamiche interne che impedirebbero in ogni modo che a salire in cattedra sia un’esponente del gentil sesso.
“Calunnie belle e buone, con l’aggiunta, come accaduto in anni recenti, di lettere anonime e notizie false diffuse ad arte”, spiega il rettore. E continua: “I contenuti sono offensivi, con espliciti riferimenti sessuali, volgari e diffamatori. Anche se missive anonime sono state utilizzate per colpire pure candidati uomini”.
Una macchina del fango che, sottolinea, non risparmia nessuno: “È così, ma se per gli uomini in genere il copione è quello di additare il maestro che vuole proteggere l’allievo prediletto, per le donne c’è l’aggiunta di risvolti volgari e riferimenti alla vita privata, del tutto inaccettabili e per di più falsi. Non mi stupirei, visto il clima, di vedere prima o poi anche attacchi magari sulle tendenze omosessuali di qualcuno”.
Una soluzione c’è, per Barone: “Noi dobbiamo uscire, aprirci, essere innovativi e vincere, come stiamo facendo, la scommessa del futuro. Qui contano merito, studio, competenza. Il resto sono pettegolezzi”.