Un fatturato da fare invidia alle più grandi multinazionali. Con i suoi 53 miliardi di euro – pari al 3,5 per cento del nostro Pil – lo scorso anno la ‘ndrangheta calabrese ha raggiunto un giro di affari pari a quello della Deutsche Bank e di McDonald’s messi insieme. Il dato è stato rivelato da uno studio dell’istituto di ricerca italiana Demoskopika, che ha elencato le principali fonti di reddito della criminalità internazionale.
Il traffico di droga è l’attività più proficua per la mafia calabrese, che ha ricavato da esso 24.2 miliardi di euro, mentre lo smaltimento dei rifiuti illegali le ha fruttato ben 19.6 miliardi. Risultano significativi anche i guadagni criminali relativi a estorsioni e usura (2.9 miliardi di euro), agli appalti pubblici (2.4 miliardi di euro) e al gioco d’azzardo (1.3 miliardi di euro). Vendita di armi, prostituzione, contraffazione di merci e contrabbando sono stati meno redditizi, facendole guadagnare complessivamente meno di 1 miliardo di euro.
La ‘ndrangheta – il cui nome deriva dal greco “coraggio” o “fedeltà” – conta circa 60 mila affiliati e ha quasi 400 cosche (dette ‘ndrine) operative in 30 Paesi nel mondo. Tra i territori dove l’organizzazione criminale si è diffusa ci sono l’Australia, che conta 19 ‘ndrine, la Colombia con 14 ‘ndrine, la Germania e il Canada con rispettivamente 12 e 10 ‘ndrine. Ma i tentacoli della ‘ndrangheta sono penetrati anche in Tahilandia, Antille olandesi e Togo. In Italia, escludendo ovviamente la Calabria, dove vi sono ben 122 i sodalizi, la ‘ndrangheta ha ramificato ed esteso la propria attività fuori dai confini regionali arrivando in Piemonte, Liguria, Lazio e Lombardia.
“La ‘ndrangheta è percepita come una componente ‘normale’ dal mondo produttivo”, ha dichiarato l’economista e autore dello studio di Demoskopika, Raffaele Rio, “Si arriva ad una situazione paradossale per cui l’insieme delle attività vessatorie nei confronti delle aziende, dal racket all’usura, dagli incendi dolosi alle rapine, fino ai meccanismi più sofisticati di infiltrazione nel mercato, sembrano ormai costituire un sottofondo latente, uno scenario inevitabile delle loro attività. In questo quadro la criminalità organizzata calabrese rappresenta un evidente ostacolo che grava pesantemente sullo sviluppo del territorio”.