“Se la situazione non si sblocca entro oggi, sarà mia cura inviare sulla nave Diciotti nella mattinata di domani 23 agosto una mia delegazione composta da 2 membri del congresso e due dell’ufficio per riferire sulle condizioni dei migranti”.nave diciotti news
Lo dichiara in esclusiva a TPI Mauro Palma, Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà, in merito al caso della nave militare italiana Diciotti bloccata nel porto di Catania con 177 migranti a bordo.
Il Garante, informato sulle ultime dichiarazioni del presidente della Camera Roberto Fico – che ha chiesto lo sbarco dei migranti a bordo della nave Diciotti – ha fatto sapere di aver avuto un colloquio con fonti del Gabinetto degli Interni che per il momento non accennano a un possibile sbarco.
“La Guardia Costiera italiana sta facendo il possibile, ho avuto modo di sentirli e mi hanno dato rassicurazioni sulle condizioni dei migranti. Stanno cercando di rispondere in tutti i modi alle loro esigenze, anche in termini di cibo e acqua, ma parliamo sempre di persone che stanno vivendo all’aperto, sotto un tendone di notte e di giorno”, spiega Palma.
“Queste persone”, prosegue il Garante, “non possono essere trattenute a bordo. Il compito di un organo di garanzia è quello di verificare le condizioni e poi segnalare agli organi preposti, in questo caso la Procura di Catania. Ed è quello che farò domani”.
La nota del Garante nazione dei diritti delle persone detenute
Mauro Palma, Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà, ha diramato una nota nella quale ha chiesto al comando della Guardia costiera di avere con urgenza informazioni sui migranti a bordo della nave e sulle loro condizioni di salute, che non sono ancora chiarissime.
“Le persone a bordo della nave – ricorda – si trovano in una condizione di privazione della libertà di fatto: senza la possibilità di libero sbarco e senza che tale impossibilità di movimento sia supportata da alcun provvedimento che definisca giuridicamente il loro stato. Ciò potrebbe configurarsi come violazione dell’articolo 13 della Costituzione e dell’articolo 5 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo (CEDU)”.
Il Garante ricorda che già nel 2016 l’Italia è stata condannata dalla Corte europea dei diritti dell’uomo per la mancanza di un’idonea base legale per il trattenimento nel 2011 di alcuni cittadini tunisini nel Centro di Lampedusa e in alcune navi ormeggiate nel porto di Palermo.
La prolungata permanenza dei migranti a bordo della nave – a quanto risulta al Garante essi sono costretti a dormire sul ponte e esposti alle condizioni climatiche, in situazione di sovraffollamento e di promiscuità – potrebbe configurarsi come violazione dell’articolo 3 (divieto di trattamenti inumani e degradanti) della Cedu, soprattutto se sono coinvolti soggetti vulnerabili come minori o persone traumatizzate.
“Ora l’approdo al porto di Catania senza possibilità di sbarco – sottolinea il Garante -, se forse ha ridotto tale rischio di violazione ha anche reso ancor più evidente l’incongrua situazione di privazione della libertà personale. La mancata autorizzazione allo sbarco, con la conseguente impossibilità di valutare le singole situazioni, appare ancor più critica visto che la maggior parte dei migranti sono di nazionalità eritrea, e dunque in ‘evidente bisogno di protezione internazionale’, secondo la terminologia utilizzata dalla Commissione europea nella procedura di relocation operativa fino al settembre 2017”.
Il Garante ricorda che “il trattamento riservato finora ai migranti è in contrasto con la piena effettività del diritto di accedere alla procedura d’asilo. Principio, questo sancito dalla Convenzione di Ginevra, dal diritto comunitario e dalla normativa italiana”.
Infine il Garante esprime “rammarico per alcune affermazioni circolate in questi giorni e non smentite che vanno nella direzione della costruzione di una cultura che tende a considerare irrilevante la vita delle persone rispetto al dirimersi di conflitti di responsabilità tra diversi Paesi. La tutela dei diritti fondamentali delle persone non può essere sacrificata per nessun motivo, al di là della ragionevole aspettativa dell’Italia verso una maggiore solidarietà europea in tema di crisi migratorie”.