Una nuova indagine della Procura di Roma si è chiusa sulla spinosa questione dei Piani di zona, i comprensori di edilizia convenzionata o agevolata realizzati nella Capitale per affrontare il problema dell’emergenza abitativa.
Stavolta, al vaglio degli inquirenti le presunte irregolarità delle cooperative che hanno costruito abitazioni in edilizia agevolata a Monte Stallonara, periferia sudovest della Capitale.
Otto persone risultano indagate per concorso in truffa aggravata, mentre due dipendenti del Comune di Roma sono accusati di abuso d’ufficio.
La denuncia era stata presentata nel 2015 dall’avvocato Vincenzo Perticaro insieme a una cinquantina di inquilini, affiancati e sostenuti dal sindacato Asia Usb.
La truffa
Le persone indagate per truffa aggravata sono i componenti dei consigli di amministrazione di quattro cooperative: “Il Nido”, “Acli Castelli Romani seconda”, “Acli Castelli Romani terza” e “Monte Stallonara”.
Queste hanno ricevuto terreni in diritto di superficie dal Comune e fondi dalla Regione Lazio per realizzare alloggi da affittare a soggetti economicamente svantaggiati, nell’ambito del Piano di zona B50 “Monte Stallonara”.
Le cooperative hanno realizzato il complesso di tre palazzi in via Decimomannu, ai civici 18, 32 e 38, che ospitano 76 famiglie.
Ma anziché destinare questi immobili alla locazione con un canone calmierato (prezzo massimo di cessione), le cooperative secondo la procura dissimulavano una compravendita, raggirando sia gli inquilini sia le Pubbliche Amministrazioni.
“Gli amministratori delle cooperative”, sostengono i pm, “drenavano dall’intervento, in favore di altre società dai medesimi amministrate ovvero possedute, cospicue somme da considerarsi a tutti gli effetti quale compenso per una attività svolta di fatto come un intervento di lottizzazione privata, mediante la vendita delle unità immobiliari (dissimulata dietro un apparente patto di futura assegnazione) a soci ignari delle reali dinamiche dell’intervento e di fatto trattati come meri acquirenti, pur sotto il formale ombrello dell’edilizia agevolata”.
Alle cooperative viene anche contestata la mancata approvazione in assemblea del piano finanziario, previsto dall’articolo 11 del Disciplinare Generale di norme, patti, oneri e condizioni della Convenzione per la concessione del diritto di supertìcie ex art. 35 Legge 865/1971.
In tal modo, tenevano i soci all’oscuro della determinazione del prezzo massimo di cessione.
Le discariche abusive
Secondo i pm, i vertici delle cooperative non hanno mai comunicato ai soci, futuri assegnatari degli alloggi, che gli immobili erano stati costruiti in alcuni casi sopra “discariche abusive di rifiuti solidi urbani, dei quali peraltro era stata prescritta la bonifica quale attività propedeutica rispetto alla costruzione”.
Tale elemento, secondo gli inquirenti, ha “sicuramente determinato una diminuzione del valore dei beni da acquistare”.
Una delibera regionale imponeva alle cooperative di bonificare l’area prima di costruire, tuttavia questo non è accaduto, e gli abitanti sono venuti a sapere della discarica solo quando l’avvocato Vincenzo Perticaro, che da anni segue le vicende dei Piani di zona a Roma, e il sindacato degli inquilini Asia Usb hanno segnalato le irregolarità alla magistratura.
Il 3 aprile 2017, il procuratore capo Giuseppe Pignatone aveva scritto alla sindaca Virginia Raggi per segnalare l’anomalia e chiedere di intervenire.
Gli esperti denunciavano infatti “possibili cedimenti strutturali dovuti alla presenza di rifiuti solidi urbani interrati al di sotto dei civici 18, 32 e 38 di via Decimomannu”, anche se la discarica riguarda tutta la zona circostante.
Il 17 giugno 2017, la sindaca Raggi emanò una direttiva chiedendo al dipartimento Sviluppo infrastrutture e manutenzione urbana di “immediatamente predisporre una opportuna campagna di indagini geologiche volte a verificare eventuali aree interessate dalla presenza di rifiuti solidi urbani nell’intero comprensorio del Piano di zona Monte Stallonara”.
Tuttavia, ad oggi non risulta che i carotaggi per le annunciate indagini geologiche siano stati realizzati.
Un dirigente e un funzionario del comune indagati
Nell’indagine risultano coinvolti due dipendenti del comune di Roma: Tonino Egiddi, dirigente, e Luciano Mancini, Coordinatore del Piano di Zona B50 Monte Stallonara, entrambi afferenti alla U.O. Edilizia Sociale del Dipartimento Programmazione Attuazione Urbanistica del Comune di Roma.
Secondo gli inquirenti, hanno approvato il prezzo massimo di cessione stabilito dalle cooperative in mancanza di alcuni requisiti stabiliti dalla legge, come la presentazione di un “piano finanziario approvato dall’assemblea dei soci”.
Le altre indagini e la possibile soluzione
Una precedente indagine sui Piani di zona, di cui TPI.it aveva dato conto, riguardava la presunta truffa dei Piani di zona a Spinaceto 2 (qui le testimonianze degli inquilini).
“Alla luce dell’ennesimo avviso di chiusura delle indagini”, ha detto a TPI.it l’avvocato Vincenzo Perticaro, “emerge ancora oggi l’omissione da parte del Comune della procedura di revoca della convenzione”.
“Come mai ad oggi il Comune si occupa tanto delle affrancazioni, cioè di liberare immobili già venduti, e nulla dice sulle revoche delle convenzioni relative alle violazioni poste in essere dai costruttori?”, aggiunge Perticaro.
“Le revoche sono previste e, anzi, sono obbligatorie nei casi di gravi violazioni da parte dei costruttori. Al contrario di quanto sostengano alcuni, questo non comporterebbe alcun costo per il Comune”.
“Il Tar si è già pronunciato su questo, nel caso di Castelverde, e ha statuito che l’Amministrazione in talune circostanze è obbligata ad agire, non ha margini discrezionali”, sostiene l’avvocato.
“Se il Comune non dovesse revocare le convenzioni, ho già ricevuto mandato dagli inquilini di presentare un esposto a quei soggetti del Comune di Roma che stanno continuando a non applicare la legge come contestato dai pm”.