“Sono stato io a denunciare Giulio Regeni. E lo farei di nuovo”. A parlare è Mohamed Abdallah, il presidente del sindacato degli ambulanti del Cairo. Nel giorno in cui la Procura di Roma ha reso noto di aver messo sotto indagine sette agenti segreti egiziani, Abdallah ha rilasciato alcune dichiarazioni all’agenzia di stampa Agi.
È lui l’uomo che si vede parlare con Regeni nel filmato diffuso nel gennaio 2017, un anno dopo l’oscura morte del ricercatore italiano.
“Ho visto e sentito cose che mi hanno convinto che lui fosse una spia. Regeni è stato ucciso da membri di servizi stranieri, probabilmente britannici”, ha detto il sindacalista all’Agi, continuando quindi a sostenere la sua versione sui fatti.
Abdallah non intende mettersi a disposizione degli inquirenti italiani. “Con loro ho già parlato: il caso non è ancora chiuso e gli egiziani continueranno a indagare fino a quando non arriveranno alla verità”, ha spiegato.
Il 28 novembre i magistrati italiani ed egiziani, che indagano sul sequestro, sulle torture e sulla morte del ricercatore friulano, scomparso al Cairo il 25 gennaio 2016 e il cui cadavere è stato ritrovato il 3 febbraio successivo, si sono incontrati per scambiare “i rispettivi punti di vista sullo stato delle indagini”.
Tuttavia, la collaborazione da parte delle autorità del Cairo nelle indagini sul caso è stata finora minima.
Dall’Italia il presidente della Camera, Roberto Fico, ha annunciato la sospensione delle relazioni diplomatiche tra Montecitorio e il Parlamento egiziano “fino a quando non ci sarà una svolta vera nelle indagini e un processo che sia risolutivo”.
Il vicepremier, Matteo Salvini, ha tenuto a sottolineare che “il Governo e anche il Parlamento con tutti i suoi esponenti, di maggioranza e opposizione, stanno facendo il massimo”. “E poi governiamo in Italia purtroppo e non in Egitto”, ha aggiunto Salvini.