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Moavero chi? Il ministro degli Esteri inghiottito dall’invadente onnipresenza del collega Salvini

Dirette Facebook, selfie, senza dimenticare i quotidiani cinguettii su twitter: dalla Aquarius alla Diciotti, passando per le plateali invettive contro l’Europa, il ministro degli Interni si è occupato praticamente di tutto ciò che compete a Moavero Milanesi

Di Valerio Esposti
Pubblicato il 26 Ott. 2018 alle 11:39

Nel governo Conte ci sono ministri senza portafoglio, altri senza identità. Uno in particolare. Sono trascorsi quasi cinque mesi dal suo insediamento, l’interrogativo diventa ogni giorno sempre più insistente: chi è il ministro degli Esteri in Italia?

Una domanda per nulla retorica e assai legittima, tenuto conto dell’evanescenza che finora ha contraddistinto il suo dicastero. Moavero Milanesi, se ci sei batti un colpo. Almeno, fai o dì qualcosa per dimostrare che sei il titolare della Farnesina.

Un primo, timido sussulto risale al 3 luglio scorso, data in cui appare finalmente una dichiarazione sui tracciati radar delle cronache.

“Il Consiglio europeo ha affermato che l’immigrazione è una questione europea, che serve uno sforzo condiviso. Se questo è lo spinto dovremmo entrare in una fase di cooperazione, ma la decisione dell’Austria di chiudere il Brennero sarebbe contro questo spirito”.

Non che i giornali abbiano fatto un granché con quel virgolettato, ma è pur sempre stato un inizio: una timida breccia nella fitta coltre di silenzio mediatico che fino ad allora aveva circondato l’inquilino del Palazzo, chiamato a rappresentare l’Italia nelle sedi internazionali.

Ne è passata di acqua sotto i ponti, l’estate è ormai un ricordo; ma a scorrere sui display dei telefonini e nei Tg sono stati soprattutto i proclami del collega Salvini, il quale non ha mai lesinato parole su qualsiasi vicenda che riguardasse in realtà la Farnesina.

Dirette Facebook, selfie, senza dimenticare i quotidiani cinguettii su twitter: dalla Aquarius alla Diciotti, passando per le plateali invettive contro l’Europa, il ministro degli Interni si è occupato praticamente di tutto ciò che compete a Milanesi.

Da ultimo, anche sulla questione dei migranti “restituiti” dalla Francia via Jeep, ancora una volta il grande assente va individuato nel dicastero degli Esteri.

Non pervenuto, eccezion fatta per un “Con riferimento al possibile ingresso di un furgone della Gendarmeria francese a Clavière, in Piemonte, da cui sarebbero scese due persone in una zona boschiva, la Farnesina informa di essersi immediatamente attivata con l’Ambasciatore di Francia in Italia per chiedere chiarimenti al riguardo.

Un analogo passo formale, al fine di chiarire i termini precisi dell’accaduto, è in corso da parte del nostro Ambasciatore a Parigi con le competenti autorità francesi.

Appena stabilita la realtà dei fatti, la Farnesina ne darà completa informazione pubblica”. Nella nota asettica e insipiente è condensato il suo mood; Crozza lo liquiderebbe con un sbadiglio.

Enzo Moavero Milanesi, praticamente uno sconosciuto agli occhi degli italiani; la sua identità è invece piuttosto nota a Bruxelles, Strasburgo, nelle cancellerie di mezzo mondo.

Può vantare un curriculum ineccepibile e di spessore, senza millantati corsi alla New York University o in quel di Cambridge: 64 anni, avvocato, per vent’anni è stato un funzionario nelle istituzioni europee che contano.

Già titolare degli Affari Europei nei governi Monti e Letta, prima di accettare l’incarico alla Farnesina era professore di Diritto dell’Unione europea presso la School of Government dell’università Luiss.

Non si può affermare che pecchi d’esperienza, anzi. A ben vedere i suoi trascorsi, l’attuale ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale incarna alla perfezione il profilo del “tecnocrate” di Bruxelles (per dirla alla grillina), cioè la tipica espressione del tanto odiato apparato che governerebbe nell’ombra tramando contro i popoli liberi.

Ma è ormai risaputo, il cambiamento ha chiuso un occhio sui 49 milioni di euro che la Lega deve al fisco, figuriamoci in questo caso. Dettagli.

Con una simile carriera alle spalle, azioni (e dichiarazioni) di un certo peso sarebbero il minimo sindacale.

Non proprio cosucce, come per esempio: tracciare una linea nella politica estera italiana, prendere una posizione nel variopinto e variegato scacchiere internazionale, dettare l’agenda dei rapporti tra il nostro paese e l’Europa.

Invece, di Moavero Milanesi spesso non si hanno notizie. O meglio, è il caso di dire che le sue azioni non fanno esattamente “notizia”.

Sul sito della Farnesina alla voce “comunicati Stampa” si legge di un colloquio telefonico con il Commissario Ue all’allargamento, Johannes Hahn (8 giugno); l’auspicio è che sia stato cordiale e politicamente corretto. Ben venga il suo incontro con l’omologa indiana Sushma Swaraj (18 giugno), che però non ha avuto tre righe sui giornali.

Un comunicato stampa del 27 settembre ci regala anche un “Eccellenze enogastronomiche pugliesi in mostra al Consiglio Permanente OSCE”.

Di Aiuti della Cooperazione italiana alla popolazione dello Zimbabwe ne parla il comunicato stampa del 17 ottobre: sono stati disposti finanziamenti per un totale di 400.000 euro all’UNICEF e alla Federazione Internazionale delle Società di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa (FICROSS).

Sempre dal portale istituzionale, il 4 ottobre si apprende che la Farnesina, attraverso il Fondo Africa, ha disposto un finanziamento di 2.5 milioni di euro a sostegno delle attività dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) in Niger e in Egitto Maeci.

È lecito chiedersi se Salvini ne sia al corrente; meglio non informarlo, potrebbe anche bloccare tutto.

Austero nei modi e nei toni, trasmette pacatezza. Dista anni luce dall’irruenza volutamente sopra le righe del collega con delega ai rapporti su Facebook; a differenza di Salvini, è improbabile immaginarlo davanti a un telefonino mentre gira un video, assume la consueta mimica facciale arcigna e urla parole di fuoco contro i rom o le Ong.

Moavero Milanesi veste un “profilo basso” d’ordinanza. Talmente basso da finire inghiottito nel vortice quotidiano delle dichiarazioni del leader padano; il tuttofare leghista lo surclassa a parole, mettendolo in ombra anche e soprattutto nelle materie che spettano d’ufficio alla Farnesina.

Gli italiani non si sono nemmeno accorti di avere un Ministro degli Esteri. Avanti di questo passo, anche il più benevolo dei sondaggi potrebbe avere un solo e sconfortante esito: “Moavero chi? Ah sì, quello che ogni tanto si vede al fianco di Mattarella nei viaggi all’estero”.

La cifra curriculare di Milanesi non ha oppositori; ma allora, quando la competenza non è un’ostentata autocelebrazione né un facile slogan da usare in campagna elettorale, serve alzare l’asticella della concretezza. Il consumato “facciamoli lavorare” è già al capolinea, in un’epoca dettata dai ritmi dei social network.

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