“Emergency faceva assistenza migranti, Moas si occupava delle spese logistiche di trasferimento. Contribuivamo con il nostro personale sanitario che pagavamo noi. Abbiamo dato 150mila euro al mese per le spese logistiche. Dopodiché ci hanno chiesto di dare di più, 180mila o 230mila, noi abbiamo discusso tra di noi e abbiamo accettato. Poi ci hanno telefonato e ci hanno detto: ‘Vogliamo che sbarcate domani perché la Croce Rossa ci dà 400mila euro'”.
Gino Strada racconta a TPI dei soldi chiesti dalla Ong maltese Moas all’epoca in cui Emergency faceva salvataggi in mare e dello “sfratto” ricevuto dopo che la Ong ha accettato la più vantaggiosa proposta economica della Croce Rossa Italiana.
“Quando ci è stato chiesto un aumento, ne abbiamo discusso, abbiamo deciso che andava bene e che potevamo affrontare questo costo per continuare a essere presenti in mare”, racconta Strada.
“Poi ci è stato detto che non c’era bisogno di noi perché c’era già un altro operatore che aveva fatto un’offerta migliore in grado di coprire tutti i costi. Era l’epoca in cui Emergency faceva salvataggi in mare, durata due mesi e mezzo”.
Alla dichiarazione di Gino Strada, Moas risponde:
“All’epoca della collaborazione con Emergency a bordo della nave Topaz Responder, Moas era in cerca di fondi per proseguire le operazioni marittime il più a lungo possibile. Purtroppo, Emergency non aveva al tempo i fondi necessari per sostenere il nostro lavoro”.
“La Croce Rossa, già nostro partner a bordo della nave Phoenix, ha esteso la propria collaborazione per far fronte a questo bisogno. Come sempre, abbiamo agito in base al nostro principio fondante: alleviare la sofferenza umana e, nel caso delle operazioni marittime, ridurre la perdita di vite in mare”, spiegano da Moas.
Su tali dichiarazioni Strada ribatte: “Questo è quello che è successo. Non c’è polemica con Moas. Sinceramente non mi interessa cosa dicono, questa è la pura verità. Ci è stato detto ‘dovete sbarcare martedì’, ci è stato dato meno di una settimana. Mi domando perché ci hanno chiesto di aumentare il nostro contributo se intendevano accogliere altre offerte”.
E il fondatore di Emergency aggiunge: “Ho solo spiegato la ragione per cui Emergency al momento non sta facendo salvataggi in mare, cosa che ci piacerebbe riprendere. Ci stiamo organizzando”.
Sul tema dei salvataggi in mare con la politica dei porti chiusi annunciata da Salvini, Strada inoltre specifica:”Salvini dica pure quello che vuole, a noi non interessa quello che dice ma quello che potrebbe eventualmente fare”.
“Polemiche strumentali che non fanno altro che trascinare nell’agone politico un tema di umanità”. Così la Croce Rossa Italiana commenta le dichiarazioni del fondatore di Emergency.
“Nelle ultime ore siamo stati inconsapevolmente protagonisti di un dibattito ideologico da cui prendiamo immediatamente le distanze”, dichiarano in un comunicato stampa.
“Teniamo a sottolineare alcuni punti sostanziali per restituire verità a tutta l’operazione SAR nel Mar Mediterraneo di cui ci siamo fatti carico nel 2016. La Croce Rossa Italiana è salpata con proprio personale medico-sanitario a bordo di entrambe le imbarcazioni del Moas, Phoenix e Responder, tra giugno e agosto del 2016 fino alla conclusione dell’operazione nel dicembre dello stesso anno”.
Tutta la missione si è svolta in un quadro di aiuto internazionale, seppur gestita dalla Cri. Il costo totale dell’operazione quindi, citato da Gino Strada, non solo non ha pesato in alcun modo sulle casse dello Stato italiano, ma è stato impiegato per l’utilizzo di ben due imbarcazioni”.
“Fin da subito la nostra condizione per un eventuale accordo con il Moas prevedeva l’esclusività dell’intervento a bordo, lontano quindi da altre organizzazioni che potessero in qualche modo politicizzare il tema del soccorso in mare. Il principio di neutralità, per noi imprescindibile, ci permette di avere un unico obiettivo: salvare vite umane”, concludono dalla Croce Rossa.
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