Il 20 settembre la ministra della Difesa, Elisabetta Trenta, ha annunciato l’avvio della missione italiana in Niger per il controllo dei flussi migratori provenienti dal paese africano.
Membri di esercito, aeronautica e carabinieri avranno il compito di addestrare le forze di sicurezza del Niger al controllo del territorio e dei confini e 3 team sono già di stanza a Niamey da alcuni giorni.
“L’obiettivo sarà arginare, insieme, la tratta di esseri umani e il traffico di migranti che attraversano il paese, per poi dirigersi verso la Libia e in definitiva imbarcarsi verso le nostre coste”, ha scritto la ministra della Difesa su Facebook.
I singoli team sono costituiti da circa 10 esperti e saranno in grado di formare 150-200 uomini delle forze locali.
“Tutto questo, seguendo ovviamente le esigenze, le richieste e le necessità di Niamey”, specifica Trenta.
“Dopo 8 mesi di impasse abbiamo sbloccato la missione in Niger per il controllo dei flussi migratori. Si tratta di un grandissimo risultato di questo governo dopo mesi e mesi di immobilismo durante il quale, l’Italia, ha tuttavia continuato a dare il suo supporto alla popolazione sul piano umanitario, inviando medicinali”.
Lo stallo della missione approvata dal governo Gentiloni
La missione italiana in Niger infatti era stata approvata la prima volta dal governo precedente, nonostante il voto contrario dei 5 Stelle e l’astensione della Lega.
L’operazione, tuttavia, non era mai diventata a tutti gli effetti operativi a causa di uno scontro interno tra i ministri del Niger e l’Italia.
A gennaio del 2018, le autorità locali affermarono di non erano d’accordo sull’intervento italiano nel loro paese e di non esserne stati avvisati.
“Non siamo stati consultati né informati, siamo rimasti sorpresi. Abbiamo detto agli italiani attraverso il nostro ministro degli esteri che non siamo d’accordo”, era stato il commento rilasciato da fonte del governo a Radio France Internationale.
L’intervento approvato a gennaio prevedeva lo schieramento di un contingente di 120 uomini nel primo semestre del 2018, con l’obiettivo di arrivare ad avere un massimo di 470 militari entro la fine anno, da impiegare a rotazione con una media annuale di 250 soldati.
Da dicembre del 2017 infatti il gruppo logistico al comando del generale Antonio Maggi e composto da 40 uomini è bloccato nella base americana di Niamey che dovrebbe ospitare la missione, non avendo mai avuto il permesso di uscire in armi e divisa.
La posizione dei 5 Stelle in campagna elettorale
Il Movimento 5 Stelle in passato si era espresso contro la missione italiana in Niger, con Luigi Di Maio che in campagna elettorale affermava: “La missione in Niger mi preoccupa, non ne capisco le regole d’ingaggio”.
E ancora: “Siamo in disaccordo nel merito della missione, soprattutto rispetto ad alcune dichiarazioni: pensare che questa missione nasca in funzione di contrasto ai flussi migratori è paradossale, in un certo senso noi andiamo a presidiare il deserto”.
Adesso invece la missione è stata definita dalla ministra Trenta, in quota 5 Stelle, come una missione “strategica”.
Leggi l'articolo originale su TPI.it