Secondo il ministro degli Interni, Marco Minniti, la minaccia della jihad in Italia non è mai stata così forte.
“Il quadro della minaccia di Isis rimane radicalmente immutato. Anzi, la caduta di Raqqa e Mosul, se da una parte fa venir meno l’elemento ‘territoriale’ del Califfato, dall’altro aumenta la pericolosità dell’altra componente, quella terroristica”, ha detto il ministro in un’intervista pubblicata il 28 marzo 2018 dal quotidiano La Stampa.
Il ministro ha sottolineato che il sedicente “Stato islamico è stato capace di arruolare 25-30 mila foreign fighters da circa 100 Paesi diversi. La più importante legione straniera che la storia moderna ricordi. Molti sono morti, ma i sopravvissuti stanno cercando rifugio altrove. Anche qui in Europa”.
Tra il 27 e il 28 marzo 2018 due persone sono state arrestate a Foggia e Torino con l’accusa di affiliazione all’Isis.
A Foggia un 58enne egiziano con cittadinanza italiana, presidente di un circolo culturale islamico, è finito in manette con l’accusa di partecipazione all’associazione terroristica Isis e apologia del terrorismo aggravata dall’uso di mezzi informatici. L’uomo teneva lezioni di religione ai bambini nel centro culturale islamico.
A Torino, il 23enne Halili Elmahdi, italo-marocchino, è stato arrestato dopo aver scritto il primo testo di propaganda Isis in lingua italiana.
Al momento dell’intervista a Minniti la vicenda di Torino non era ancora nota. Secondo il ministro, il quadro emerso nel caso di Foggia “non ha eguali in Occidente”.
“L’unica cosa che si può associare alla ‘scuola’ di Foggia sono le immagini che provenivano dal profondo dell’Iraq e della Siria, quelle di bambini addestrati a usare la pistola o utilizzati per esecuzioni capitali”, ha sottolineato il ministro, aggiungendo che “veniva utilizzato il vocabolario tipico dell’Isis e di Al Adnani, il ministro della propaganda del Califfato”.
“L’elemento di novità assoluta è che tutto questo avviene qui, non a Dacca o nei territori dell’Isis. Nel cuore dell’Europa”, secondo Minniti.
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