Mercoledì primo agosto, nei pressi di Comiso, in provincia di Catania, la polizia italiana ha fermato Mohamed Mahsoub, l’ex ministro egiziano del governo Morsi, poco dopo il suo arrivo all’aeroporto di Catania, trattenendolo per tre ore in commissariato.
L’ex ministro ha annunciato personalmente il fatto su Twitter attraverso un messaggio nel quale ha specificato che le autorità italiane si sono rifiutate di rivelare le accuse nei suoi confronti.
Mahsoub, esponente del partito islamista al-Wasat è stato sottosegretario ai rapporti con il Parlamento dall’agosto al dicembre del 2012 e ha lasciato l’Egitto dopo il golpe del 2013, con cui Al-Sisi è arrivato al potere, trasferendosi in Francia.
Nominato ministro il 2 agosto 2012, è stato anche capo del comitato di redazione e membro dell’Assemblea costituente, incaricata di redigere la nuova Costituzione egiziana voluta da Morsi.
Mahsoub si è dimesso dal suo incarico il 27 dicembre 2012 per protestare contro la decisione del presidente di avviare un rimpasto di governo, tenendo però al suo posto il primo ministro Hisham Qandil.
Nel 2016 l’Interpol aveva diffuso “allarme rosso” per il suo arresto, dopo che il tribunale del Cairo lo aveva condannato al carcere con l’accusa di frode. Reato che l’ex ministro nega.
L’allarme rosso dell’Interpol è una richiesta di trovare e arrestare provvisoriamente qualcuno in attesa dell’estradizione.
L’allarme dell’Interpol è quindi di molto antecedente al fermo avvenuto in Italia poche ore fa. Questo dato darebbe adito a ipotesi, avanzate da più testate giornalistiche, secondo le quali il fermo dell’ex ministro sarebbe legato a un rinnovato accordo tra Italia ed Egitto.
Il Guardian infatti sostiene che il caso costituisca il segno di un avvicinamento tra il governo italiano e quello egiziano.
Il giornale britannico scrive che l’Egitto è “un partner internazionale vitale per l’Italia per quanto riguarda i flussi migratori dal Nord Africa e la guerra civile in Libia”e questo nuovo esecutivo potrebbe essere “una manna inaspettata” per il Cairo.
Secondo il Guardian, il passaggio a destra della politica italiana potrebbe essere un vantaggio inaspettato per l’Egitto, un partner internazionale vitale per l’Italia in relazione alla problematica delle migrazioni dal nord Africa, ai legami per la guerra civile in corso in Libia, e per la posizione del gigantesco giacimento di gas naturale Zohr, dove l’azienda italiana Eni svolge un ruolo fondamentale.
Tutti questi elementi avrebbero facilitato le relazioni tra i due paesi, temporaneamente messe in crisi dall’omicidio del ricercatore friulano Giulio Regeni, e poi ristabilitesi per gli interessi economici e politici in ballo.
La tivù pan-araba al Jazeera ha ipotizzato che, in cambio dell’estradizione di Mohamed Mahsoub, il Cairo potesse consegnare a Roma l’assassino di Giulio Regeni.
Tale ipotesi trovava fondamento nell’incontro, avvenuto il 18 luglio al Cairo, tra il vicepremier e ministro dell’Interno Matteo Salvini e il presidente egiziano Abd Al Fattah Al Sisi, durante il quale si era rinnovata la richiesta di “fare piena luce sull’omicidio dello studente italiano Giulio Regeni”, nonostante inizialmente Salvini avesse dichiarato che le relazioni con l’ Egitto erano più importanti della verità su Giulio Regeni.
In tale occasione, il Viminale parlava di un incontro “lungo e cordiale” al quale aveva partecipato anche il ministro dell’Interno egiziano.
Tuttavia, il mandato di estradizione è stato ritenuto non applicabile dato che l’ex ministro ha la cittadinanza italiana, in quanto sposato con una donna italiana, e non sussiste il pericolo di fuga.
Così, poche ore dopo il fermo, Mohamed Mahsoub è stato rilasciato facendo cadere queste ipotesi e lasciando, allo stesso tempo, ancora molti dubbi sul susseguirsi degli eventi.
Fonti giudiziarie in Egitto, riporta l’Ansa, ricordano intanto che Mahsoub “è stato condannato in due processi”: nel primo “a tre anni di reclusione per oltraggio alla magistratura” e nel secondo “a tre anni di prigione per truffa ai danni di un saudita cui ha rubato 200 mila dollari”.
Sul fermo dell’ex ministro, restano aperti ancora alcuni interrogativi: perché è stato fermato in Italia se il mandato dell’Interpol esiste da due anni? Cosa potrebbe accadere a Mohamed Mahsoub se dovesse rientrare in Francia?