La terza direzione del dipartimento del Tesoro è alla ricerca di consulenti esperti in materia di diritto bancario, societario e dei mercati finanziari.
Tale bando è stato pubblicato, come da prassi, sul sito del ministero dell’Economia e delle Finanze mercoledì 27 febbraio.
Quello che però è suonato strano, in effetti, è l’indicazione relativa a stipendio e retribuzione: questa, semplicemente, non è prevista. L’annuncio è infatti rivolto a degli esperti interessati a fornire delle consulenze “a titolo gratuito”. A confermarlo la stessa intestazione del bando: “avviso pubblico di manifestazione di interesse per il conferimento di incarichi di consulenza a titolo gratuito sul diritto – nazionale ed europeo – societario, bancario, dei mercati e intermediari finanziari”.
Leggendo tutto il bando – la cui scadenza è il 14 marzo 2019 – inoltre, sono illustrati i requisiti che il ministero di via XX settembre dispone che debbano possedere coloro che sono interessati a ricoprire questa posizione, e cioè:
- consolidata e qualificata esperienza accademica e/o professionale documentabile (di almeno 5 anni), anche in ambito europeo o internazionale, negli ambiti tematici del diritto societario, bancario, pubblico dell’economia o dei mercati finanziari o dei principi contabili e bilanci societari
- lingua inglese fluente
Il bando, che comunque mira a ricercare professionisti con una certa preparazione ed esperienza per farli lavorare gratuitamente, ha subito scatenato la reazione delle associazioni di categoria: “Se anche le istituzioni non rispettano la dignità dei professionisti giustificando il lavoro gratuito, non sappiamo davvero più a chi rivolgerci”, è stato il commento della presidente del Colap Emiliana Alessandrucci.
“Sono richieste professionalità altamente qualificate per un impegno di durata biennale con l’esclusione di ogni onere a carico dell’amministrazione”, ha poi continuato a spiegare la presidente, la quale ha poi sottolineato che “la tutela dei compensi è garantita già dall’articolo 36 della Costituzione. “Ciò non bastasse – ha poi concluso – la legge di bilancio del 2018 ha introdotto una specifica norma che impone a clienti cosiddetti forti di corrispondere un compenso equo, commisurato alla quantità e alla qualità della prestazione offerta”.
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