Cinque migranti minorenni, quattro gambiani e un ivoriano, sono stati aggrediti la notte di Ferragosto nei pressi della spiaggia di Ciammarita, a Trappeto, in provincia di Palermo. Cinque ragazzi – provenienti da Partinico, paese vicino a Trappeto – li avrebbero insultati, spintonati e costretti ad allontanarsi dal posto in cui stavano passando la serata.
I migranti, secondo quanto ricostruito, avrebbero cercato invano un dialogo, dicendo: “Siamo come voi, siamo giovani che vogliono divertirsi come voi”. Sono stati inseguiti fino alla fermata dell’autobus, dove dovevano aspettare il pullman che li riavrebbe riportati nella comunità nel palermitano in cui sono ospitati, e sono stati bloccati, minacciati di morte e presi a pugni.
L’operatrice del centro di accoglienza avrebbe tentato di calmarli, ma anche lei sarebbe stata spintonata.
Sono state le sirene della polizia a indurre gli aggressori a desistere e ad allontanarsi.
Gli investigatori, acquisite le immagini delle telecamere di videosorveglianza nel tracciato tra Trappeto e Partitico, sono al lavoro per ricostruire la dinamica della vicenda e capire se alla base del gesto c’è una motivazione razziale. Sono in corso le indagini per trovare il gruppo degli aggressori.
I cinque minori stranieri non accompagnati sono stati sentiti dai carabinieri insieme alla responsabile e all’operatrice del centro di accoglienza Mediterranea ed è stata presentata una denuncia-querela contro ignoti.
Il 28 luglio a Partitico, a pochi chilometri da Trappeto, si era verificata un’altra aggressione nei confronti di Dieng Khalifa, cameriere senegalese di 19 anni. Khalifa era stato picchiato da quattro persone, preso a calci e pugni e insultato con la frase “Tornatene al tuo paese! Vattene di qui, sporco n****”.
Il ragazzo senegalese era arrivato in Italia ancora minorenne nel giugno del 2016 su un barcone ed è da due anni ospite della comunità Sympatheia, alloggio che ospita minori stranieri. Stava prendendo una pausa dal proprio lavoro come cameriere in un bar di Partinico quando è stato aggredito.
L’aggressione è stata denunciata e due degli aggressori sono stati arrestati.
Per i pm Ferrara e Sinatra, e per il Gip Anfuso, che hanno coordinato le indagini, è stato ritenuto valido l’aggravante dell’odio razziale. L’uso di espressioni come “negro di m****”, secondo i magistrati, “si collega, nell’accezione comune, a un pregiudizio di inferiorità di razza rispetto ad un’altra, pregiudizio che si radica talmente nel sentire comune da essere comunemente usato in senso dispregiativo”. Si tratta di “espressioni ingiuriose che rivelano l’inequivoca volontà di discriminare la vittima del reato in ragione della sua appartenenza etnica”.
In Sicilia sono stati dieci i casi di aggressione a sfondo razziale negli ultimi due mesi.
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