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Metodo Stamina: cos’è e cosa ha a che fare con Giuseppe Conte

Davide Vannoni

La scientificità del metodo ideato da Davide Vannoni non è mai stata dimostrata. La terapia prevede l'impiego di cellule staminali e dovrebbe guarire le malattie neurologiche degenerative

Di Futura D'Aprile
Pubblicato il 22 Mag. 2018 alle 18:13 Aggiornato il 22 Mag. 2018 alle 18:16

In Italia si è riaperto il dibattito sul metodo Stamina dopo la diffusione della notizia secondo cui Giuseppe Conte, il premier indicato da Lega e M5s, era sostenitore del metodo Stamina, oltre che l’avvocato dei genitori della piccola Sofia, simbolo della battaglia a favore del trattamento inventato da Vannoni.

Qui tutte le informazioni su Giuseppe Conte e il suo sostegno al metodo Stamina.

Ma di cosa si tratta e perché la comunità scientifica lo condanna?

Cos’è il metodo Stamina

Il metodo Stamina è un trattamento medico la cui scientificità non è mai stata dimostrata che si basa sull’utilizzo delle cellula staminali e ideato da Davide Vannoni.

Questo particolare tipo di cellule sono in grado di adattarsi a qualsiasi altra cellula del nostro corpo, potendo quindi aiutare la guarigione di buona parte dei tessuti dell’organismo umano.

Secondo Vannoni, le cellule staminali sarebbero utili per alleviare i sintomi e rallentare il decorso della maggior parte delle malattie neurologiche degenerative.

Nello specifico, il metodo della Stamina Foundation utilizza le cellule staminali mesenchimali, ossia quelle che in genere si occupano della generazione di tessuti ossei e adiposi.

La terapia prevede il prelievo di cellule del midollo osseo dei pazienti, la loro manipolazione in vitro per 2 ore in una soluzione di acido retinoico e la loro infusione nel paziente da cui sono state prelevate.

Le informazioni disponibili sul metodo Stamina sono solo quelle presenti nel modello di brevetto presentato da Vannoni all’Ufficio brevetti degli Stati Uniti.

La sua prima domanda di brevetto era stata respinta per la mancanza di dettagli sufficienti sulla metodologia.

I pareri scientifici sul metodo

Il ministro della Salute Lorenzin aveva commissionato nel 2013 ad un gruppo di esperti la valutazione del metodo Stamina.

La commissione aveva stabilito che mancavano dati utili a provare l’efficacia del metodo.

Tuttavia, il Tar ha successivamente richiesto alla Lorenzin la formazione di una nuova commissione e l’avvio di una nuova indagine dato che alcuni membri del primo gruppo di esperti avevano espresso in passato la loro contrarietà al metodo.

L’Associazione Italiana del farmaco, invece, ha analizzato le cartelle cliniche di 36 pazienti degli Spedali civici di Brescia, ma in nessun caso risultava un miglioramento nelle condizioni dei malati.

Solo 3 di loro affermavano di essere migliorati dopo essersi sottoposti al metodo Stamina, ma si tratta di considerazioni soggettive espresse di pazienti stessi.

La rivista scientifica Nature e la comunità scientifica internazionale hanno dichiarato che il metodo non ha alcun effetto curativo.

A marzo 2014 una commissione internazionale ha effettuato nuove indagini sul metodo Stamina.

Il gruppo di esperti era presieduta da Michele Baccarani, direttore del Centro per lo studio delle cellule staminali e del Dipartimento di ematologia e scienze oncologiche del Policlinico Sant’Orsola-Malpighi di Bologna, affiancato da Mario Boccadoro, dell’Università degli studi di Torino, Giuseppe Leone, dell’Università Cattolica, Ana Cumano dell’Istituto Pasteur di Parigi, Curt R. Freed, dell’Università del Colorado, Moustapha Kassem, della Mayo Clinic e dell’Odense Universitets Hospital di Odense e Sally Temple del Neural Stem Cell Institute di Rensselaer.

Il 2 ottobre 2014 la commissione ha reso noti i risultati del proprio lavoro e ha dichiarato con parere unanime che non ci sono i presupposti per una sperimentazione del metodo.

Il parere negativo “è stato emanato all’unanimità dal Comitato scientifico che ha affermato che il metodo Stamina per la preparazione di cellule staminali mesenchimali (Msc) non è adeguato perché le cellule prodotte con il suddetto metodo non soddisfano i requisiti necessari per la loro definizione quali ‘agenti terapeutici’, che i protocolli non soddisfano i requisiti di base per una sperimentazione clinica, che il protocollo e il metodo Stamina non hanno i requisiti necessari per eseguire un trial clinico, compresa la valutazione della sicurezza e l’efficacia e quindi non sussistono le condizioni per l’avvio di una sperimentazione con il citato metodo, con particolare riferimento alla sicurezza del paziente”.

In base ai risultati del comitato scientifico,  il ministero della Salute ha messo fine alla sperimentazione del metodo Stamina in Italia.

Il caso di Sofia

Il metodo Stamina suscitò particolare clamore mediatico nel 2013, quando il programma televisivo Le Iene mandò in onda una serie di servizi in cui alcuni pazienti testimoniarono di aver riscontrato sensibili miglioramenti delle loro condizioni di salute, dopo essersi sottoposti al trattamento.

Tra i casi di cui parlarono Le Iene, uno dei principali fu quello della piccola Sofia, bimba affetta da leucodistrofia metacromatica e che purtroppo è morta nel 2017.

I genitori della bambina erano tra coloro che credevano nei benefici del metodo Stamina. L’avvocato della famiglia era Giuseppe Conte.Quando il tribunale di Firenze respinse la richiesta dei genitori di proseguire con il trattamento di Vannoni, il legale suggerì alla famiglia di spostare la propria residenza a Livorno.

Nella città portuale toscana, qualche mese dopo, il ricorso fu accolto.

Successivamente le autorità sanitarie bloccarono le infusioni di staminali.

Conte replicò che a Sofia era stata “sottratta la speranza, alimentata in seguito alla prima infusione, di una migliore qualità della vita”.

Nel luglio del 2013, inoltre, l’avvocato fu tra i promotori della fondazione Voa Voa onlus “Amici di Sofia”.

L’ente mira, secondo quanto si legge ancora oggi sul suo sito, a “dare assistenza socio-sanitaria, sostegno psicologico, legale ed economico alle famiglie con figli colpiti da patologie rare neurodegenerative diagnosticate in età pediatrica”.

Tra i primi beneficiari di finanziamenti dalla da parte fondazione ci su la Stamina Foundation, presieduta da Vannoni.

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