Nell’ultima riunione convocata dal Viminale e tenutasi nel pomeriggio di lunedì 31 luglio, l’organizzazione internazionale privata Medici senza Frontiere (Msf) non ha firmato il codice di condotta steso per le organizzazioni umanitarie che operano per il soccorso in mare.
L’annuncio è arrivato dal direttore generale di Medici senza frontiere, Gabriele Eminente. Il codice è stato invece sottoscritto da Save the Children. Le altre organizzazioni non erano presenti in aula.
Lo scorso venerdì si era svolto al Viminale il secondo incontro tra i rappresentanti del governo e le Ong, per discutere della condotta che quest’ultime devono seguire nelle operazioni di salvataggio in mare dei migranti.
All’incontro avevano partecipato, oltre a rappresentanti delle organizzazioni coinvolte, anche funzionari del ministero dell’Interno, degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, delle Infrastrutture e dei Trasporti, del comando generale della Guardia di Finanza e del comando generale delle Capitanerie di porto.
Questo vertice faceva seguito a quello avvenuto il 25 luglio, sempre al ministero dell’Interno, in cui il governo aveva presentato il testo alle organizzazioni.
L’intento del Viminale è quello di obbligare la Guardia costiera libica a soccorrere i migranti nelle proprie acque e stabilire regole certe e condivise per le organizzazioni umanitarie che operano a largo del Canale di Sicilia.
Già al termine del secondo incontro, Medici Senza Frontiere aveva rilasciato un comunicato in cui sintetizzava i punti controversi del codice proposto dal governo e gli emendamenti presentati dalle Ong.
“Insistiamo sul fatto che i membri dello staff di Msf sono operatori umanitari, non ufficiali di polizia, e per motivi di indipendenza faranno ciò che è strettamente richiesto dalla legge ma non di più, in modo da proteggere la nostra indipendenza e neutralità”, si leggeva nel comunicato di Msf.