È morto Maurizio Zanfanti: per tutti Zanza. Il “re dei vitelloni” delle notti brave in Riviera romagnola, 63 anni, è deceduto la scorsa notte mentre era appartato in un’auto con una ragazza di 23 anni.
È stata la giovane, originaria dell’Est europeo, a chiamare i soccorsi, ma il 118 non è riuscito a rianimare Zanfanti.
Ma chi era Maurizio Zanfanti detto “Zanza”? Maurizio si è sempre vantato di un numero impressionante di conquiste femminili. “Migliaia di turiste” che popolavano tutte le estati la riviera romagnola.
La sua notorietà era iniziata negli anni Settanta, come buttadentro di una nota discoteca riminese, il Blow Up.
Ruolo che lo portò a conoscere e sedurre tantissime ragazze provenienti da tutta Europa, tanto che del personaggio arrivò a parlare persino la testata tedesca Bild.
Capelli lunghi, fisico allenato, petto villoso. La sua era una “reputazione” da difendere, quando un altro giornale estero, l’Aftonbladet di Stoccolma, mise in crisi nel 1988 il concetto di “vitellone”.
Nei primi anni di “attività” Zanfanti raggiunse (a suo dire) una media di duecento conquiste per ogni stagione balneare, a 33 anni la “discesa” (sempre per sua ammissione) ad “appena” 120.
Poi lo spettro dell’Aids di cui parlò la Bild negli anni novanta per mettere in guardia le giovani connazionali con annessa storia dei certificati di buona salute esibiti per intrappolare le turiste.
Accusa che Zanza rispedì al mittente in un’intervista a Repubblica nel 1993: “Ma quali certificati falsi per l’ Aids… Io, il mio certificato, firmato e controfirmato dal medico lo tengo nel portafoglio – le sue parole -. Ma non c’è una ragazza che lo voglia vedere”.
“Saremmo magari noi, se non fossimo gentiluomini, a doverlo chiedere alle fanciulle – aggiunse -. Ma ormai il gioco della seduzione parla un’altra lingua. Non è più questione di una scopata e via”.
Di seguito uno stralcio dell’intervista che Zanza rilasciò a Il Resto del Carlino in occasione dei suoi 60 anni.
“Tutta promozione per la Riviera. Penso di averne fatta molta più io che cento agenzie”.
“Sono convinto, ormai quello che dovevo fare l’ho fatto, ho dato molto”.
“Mai entrato in una palestra. Ma ho fatto moltissima ginnastica sui letti” (ride).
“Certe estati è successo”.
“Sì, un’estate di magra. Solo 120 donne, contro le 150 dell’estate precedente. C’era la psicosi dell’Aids che raffreddava un po’ la passione. Poi è passata”.
“Confermo. E poi…”
“Mentre in estate facevo il direttore artistico – buttadentro, nei mesi invernali giravo il Nord Europa per stringere contratti per la stagione successiva”.
“Sì, erano visite molto gradite”.
“E lei poi scrive tutti i dettagli, o quasi, nel reportage? Verissimo”.
“Sinceramente ho perso il conto, ma ci può stare, considerando 35 anni di lavoro nei disco pub, dal Blow Up allo Chic a Rimini, poi il Garage a Cortina dove ancora arrivavano le scandinave quando in Romagna erano ormai “estinte””.
“Nel 1972, avevo solo 17 anni, al mitico Blow Up di Lanzetti”.
“Sì certo, ma sono irripetibili. Anzitutto perché ho una compagna. Poi perché la Rimini di oggi è molto diversa. Eravamo un paradiso, abbiamo perso molto, giochiamo in difesa, le straniere sono pochissime”.
“Da sei estati gestisco il bar Brigantino”.
“Tantissime, oggi sposate, e anche delle loro figlie che vogliono vedermi. Solo vedermi, lo scriva”.
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