Poche ore dopo la sconfitta dell’allora premier nel referendum costituzionale, era il 2016, un consulente Enel ha cercato di prendersi la sua “vendetta” nei confronti di Matteo Renzi.
Così – da Piacenza – ha preso i dati personali dell’ex leader del Partito democratico e ha chiamato il call center dell’azienda elettrica chiedendo il distacco della fornitura di energia elettrica per la villa di Pontassieve, alle porte di Firenze.
Alcuni giorni dopo i tecnici dell’Enel si sono puntualmente presentati al domicilio dell’ex premier per provvedere al distacco, ma sono stati ovviamente fermati dalla moglie Agnese.
Da qui la scoperta: nessuno da casa Renzi aveva mai chiamato il centralino Enel e, soprattutto, chiesto il distacco della luce.
Pratica stoppata, quindi. Ma l’azienda elettrica ha voluto vederci chiaro e ha inoltrato una segnalazione alla Polizia Postale.
Due anni dopo, come raccontano tutti i media locali, a Piacenza è iniziato il processo a carico del consulente Enel. Tutto rinviato, come prassi, dopo la prima udienza.
Pesanti le accuse a carico del “finto Renzi”: accesso abusivo a un sistema informatico e sostituzione di persona.
La difesa: un semplice errore. parlando di errore. Ma per la Polizia Postale il consulente avrebbe approfittato del ruolo per prelevare i dati di Matteo Renzi e poi chiamare il call center per il distacco dell’utenza.