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Mattarella potrebbe rifiutarsi di firmare la manovra

Sergio Mattarella

Lo scrive Ugo Magri su La Stampa. Al capo dello Stato non è andata giù la linea dura del governo con le istituzioni europee

Di Luca Serafini
Pubblicato il 16 Nov. 2018 alle 11:01 Aggiornato il 16 Nov. 2018 alle 11:20

La firma del presidente della Repubblica sulla legge di bilancio non sarebbe affatto scontata.

A scriverlo è Ugo Magri su La Stampa, riportando alcuni retroscena dal Quirinale.

La linea dura del governo gialloverde, che ha deciso di non recepire le osservazioni sulla manovra mosse da Bruxelles e di non modificare di una virgola i provvedimenti previsti, non è affatto piaciuta al capo dello Stato.

Mattarella avrebbe voluto maggiore dialogo con l’Ue, e si trova ora nella difficile posizione di dover tutelare i conti pubblici italiani senza andare allo scontro aperto con Lega e M5s.

“La gravità della situazione – scrive Magri – si è colta mentre Mattarella era in Svezia, scortato in ogni dove da re Carlo Gustavo XVI. Chi meglio lo conosce ha percepito nel Capo dello Stato una forte dose di amarezza”.

“Una manovra rifiutata dall’Europa e addirittura bollata come volontaria violazione degli impegni assunti molto difficilmente rientrerebbe nei canoni costituzionali. Chiunque si domanderebbe cosa ci sta a fare l’articolo 97; i nostri partner europei si sentirebbero presi in giro, visto che il pareggio di bilancio venne inserito nell’articolo 81 […]. Maastricht, come pure il ‘Six Pack’, il ‘Fiscal Compact’ e gli altri accordi invisi ai sovranisti, è parte inalienabile della Carta”.

Mattarella potrebbe quindi decidere di far valere il suo ruolo di garante della Costituzione e non firmare la legge di bilancio: la conseguenza, però, sarebbe quella di un nuovo scontro istituzionale dopo quello andato in scena intorno al nome di Paolo Savona.

Il presidente della Repubblica si schiererebbe apertamente con l’Europa e contro il governo, con contraccolpi potenzialmente molto pesanti per la tenuta delle nostre istituzioni.

Come ricorda Magri, tra l’altro, anche in presenza del rinvio alle Camere di una legge, il governo può ripresentarla al capo dello Stato senza alcuna modifica.

“Sono incognite che farebbero tremare i polsi a chiunque. Non risulta che la decisione finale di Mattarella sia stata presa. Molte altre cose potranno accadere nelle prossime settimane, in Parlamento e nelle capitali europee. Al momento, un disco verde presidenziale risulta possibile; forse si rivelerà addirittura indispensabile; ma darlo già per scontato sarebbe, quantomeno, prematuro”, conclude il giornalista de La Stampa.

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