Il Consiglio di Stato italiano ha definito illegittime le trascrizioni in appositi registri delle coppie omosessuali sposatesi all’estero, in Paesi in cui il matrimonio gay è legale.
La sentenza colpisce l’iniziativa messa in atto da diversi comuni che avevano dato inizio a trascrizioni di questo tipo.
La magistratura si è pronunciata su questi episodi dopo che, nell’ottobre del 2014, l’allora prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro aveva annullato le trascrizioni delle coppie omosessuali sposate all’estero e residenti nella città che il sindaco Ignazio Marino aveva effettuato e promosso.
In seguito, il sindaco Marino e alcune coppie avevano fatto ricorso contro la decisione del prefetto. Ciò ha portato il Consiglio di Stato a pronunciarsi oggi in materia.
Le trascrizioni, in realtà, erano qualcosa di puramente simbolico, che non concedeva particolari privilegi alle coppie omosessuali sposate all’estero.
Iniziative analoghe a quella di Marino erano state effettuate dal sindaco di Milano Giuliano Pisapia e da quello di Bologna Virginio Merola.
I giudici hanno considerato le trascrizioni illegittime perché, a loro parere, manca uno dei requisiti fondamentali per la legge italiana perché due persone si uniscano in matrimonio: il fatto che siano di sesso diverso.
Per questa ragione, non potendosi celebrare un matrimonio tra le due persone, non è possibile effettuare neanche la trascrizione.
Il Consiglio di Stato non ha ritenuto validi neanche gli argomenti che richiamano diritti europei e sovranazionali all’unione omosessuale che rendano legittime le trascrizioni, dal momento che non appare “un diritto fondamentale al matrimonio omosessuale” in nessun atto dell’Unione europea o delle Nazioni Unite.
Il Consiglio di Stato ha inoltre indicato come legittimo l’atto dei prefetti di annullare le trascrizioni effettuate dai sindaci.
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