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Nelle baraccopoli di Roma ci sono più matrimoni precoci che in Niger

Credit: Vittorio Daniele/NurPhoto)

Secondo il report realizzato dall'Associazione 21 luglio, il 72 per cento delle ragazze che vivono ai margini della capitale si sposa tra i 16 e i 17 anni

Di Giuseppe Loris Ienco
Pubblicato il 15 Dic. 2017 alle 12:25

La situazione di degrado in cui Roma è sprofondata da qualche anno a questa parte non è una novità: “La Capitale è ormai avviata verso un inarrestabile processo di ‘indianizzazione’ che si coglie nel suo centro, abitato da clochard e mendicanti, ma soprattutto nelle sue periferie, dove intere comunità, vittima della dimenticanza istituzionale, restano intrappolate nella povertà e condannate alla marginalizzazione” ha scritto su “il Fatto Quotidiano” Carlo Stasolla, presidente dell’Associazione 21 luglio.

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Proprio questa ha presentato, lo scorso 24 novembre, il report Non ho l’età. I matrimoni precoci nelle baraccopoli della città di Roma.

Al centro dello studio i matrimoni precoci all’interno delle baraccopoli della capitale italiana, che ha raggiunto livelli allarmanti: tra il 2014 e il 2016 ce ne sono stati ben 71 “presso otto differenti realtà abitative” dell’estrema periferia romana nelle quali vivono più di tremila persone.

In questi insediamenti il tasso di unioni precoci arriva al 77 per cento, superiore di un punto al record mondiale del Niger (76 per cento).

“Tra gli stati parte del Consiglio d’Europa”, si legge sul report dell’Associazione 21 luglio, “il tasso di matrimoni precoci più alto è del 17 per cento e si riferisce alla Georgia, seguita dalla Turchia (14 per cento)”.

Al momento delle nozze, la maggior parte dei giovani (72 per cento) aveva un’età compresa tra i 16 e i 17 anni. Il 28 per cento del campione analizzato si è sposato tra i 12 e i 15 anni.

La scelta dei genitori di far sposare i propri figli prima del compimento della maggiore età è legata al forte valore sociale ancora attribuito alla verginità dalle famiglie intervistate, la maggior parte dei quali di etnia rom.

Il matrimonio viene considerato come “il contesto legittimo in cui le donne dovrebbero vivere la prima esperienza sessuale”. Per la maggior parte delle persone coinvolte nell’indagine dell’Associazione 21 luglio, la verginità rappresenta “una dote” e “un bene” da preservare per dopo il matrimonio.

A orientare i giovani verso il matrimonio precoce ci sono però anche altri fattori: il fallimento dell’esperienza scolastica, l’alto tasso di disoccupazione e l’assenza di stimoli esterni.

Una situazione di vera e propria emergenza che, secondo le parole di Carlo Stasolla riportate da “l’Avvenire”, si può combattere solo “con una lotta alla povertà a 360 gradi, che significa interventi sulla scuola, sulla casa, politiche sulla salute e sul lavoro”.

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