I giudici della nona sezione penale del tribunale di Roma hanno condannato quattro carabinieri per aver cercato di ricattare Piero Marrazzo.
I carabinieri Nicola Testini e Carlo Tagliente devono scontare 10 anni di carcere, Luciano Simeone 6 anni e mezzo e Antonio Tamburrino 3 anni, oltre al pagamento di una multa di 50mila euro a testa.
L’allora governatore del Lazio era stato sorpreso nell’abitazione della transessuale Natali in via Gradoli il 3 luglio 2009.
I militari Testini, Simeone e Tagliente, che all’epoca lavoravano nell’area di Roma Nord, Cassia-Trionfale, sono stati assolti dall’accusa di associazione a delinquere perché il fatto non sussiste.
Il tribunale però ha ritenuti i tre carabinieri colpevoli di concorso in concussione ai danni di Marrazzo: secondo la ricostruzione dei giudici, hanno costretto l’ex governatore a consegnare loro tre assegni da 20mila euro, e si sono impossessati di 5mila euro appartenenti a Marrazzo e al viado Natali.
I militari sono anche accusati di aver rubato un cellulare, l’Ipod e altri oggetti personali ad un altro trans il 31 luglio 2009 nel corso di una perquisizione in casa “effettuata con modalità intimidatorie”.
Inoltre, Testini e Tagliente sono stati condannati per aver indotto un loro informatore a procurarsi 6 grammi di cocaina e a lasciarla nell’auto di un’altra persona, del tutto inconsapevole, nell’agosto del 2004.
Il carabiniere Tamburrino è stato anche accusato di aver registrato un video con il proprio cellulare il giorno del blitz in via Gradoli in cui si vedeva Marrazzo in casa di una trans.
I militari avevano intenzione di diffondere il video a pagamento, così da guadagnare tra gli 80 e i 100mila euro.
La corta ha condannato Testini, Simeone, Tagliente e anche il ministero dell’Interno, in quanto responsabile civile, a risarcire i danni a Marrazzo e al trans Natali e i militari sono stati interdetti in perpetuo dai pubblici uffici e messi in stato di interdizione legale per la durata della pena.
Anche Tamburrino, che dovrà risarcire i danni in sede civile alle principali vittime, è stato interdetto dai pubblici uffici per cinque anni.
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