“I cittadini che si organizzano da soli non sono autorizzati dalla Lega, né appartengono alla Lega”, così interviene Matteo Adinolfi, coordinatore provinciale di Noi con Salvini per la provincia di Latina, che a TPI commenta quanto accaduto all’uomo di origini marocchine morto ad Aprilia nella notte tra il 28 e il 29 luglio.
Erano conviti fosse un ladro. Per questo due persone residenti ad Aprilia, lo avevano inseguito mentre guidava una Renault Megane.
L’auto dell’uomo è finita fuori strada e il 43enne è stato raggiunto e picchiato, ed è quindi morto. Forse per le conseguenze dell’incidente o delle percosse, o di entrambe, sarà l’autopsia a stabilirlo. Potrebbe trattarsi di una caccia all’uomo con l’aggravante razziale.
Le due persone, entrambe italiane, sono state individuate dai carabinieri e quindi denunciate in stato di libertà per omicidio preterintenzionale: a loro si è arrivati dall’esame delle immagini delle telecamere di videosorveglianza della zona, oltre che sulla base di alcune testimonianze di persone che sapevano dell’accaduto e raccolte dagli investigatori.
Secondo quanto riporta il Corriere della sera, gli uomini avrebbero raggiunto il presunto ladro durante una “passeggiata per la legalità”, un servizio di guardia cittadina attivo in città.
“Ad Aprilia le passeggiate della legalità organizzate dalla Lega non erano state ancora nemmeno ipotizzate, quella di questi due uomini era un’iniziativa del tutto privata e non autorizzata”, afferma Adinolfi. “In tutti i comuni e il comune capoluogo, le passeggiate per la legalità sono tutte autorizzate dal partito e rigorosamente dalla Questura”.
“La Lega a livello provinciale non aveva organizzato nulla su Aprilia, Su Castel Romano era ancora tutto in itinere, ma senza autorizzazione della questura, la Lega provinciale non si sarebbe mai mossa”.
Negli ultimi mesi nella provincia di Latina, così come in diverse altre zone della terra pontina, molte organizzazioni di cittadini avevano chiesto l’organizzazione di ronde, come avviene in diverse città del nord. Ma Adinolfi chiarisce che il proposito è un altro e che c’è una differenza tra ronde e passeggiate per la legalità.
“Le nostre sono passeggiate di 50-60 persone assolutamente autorizzate e aperte a tutti in cui i cittadini segnalano le situazioni di illegalità e di mancato decoro, accompagnati da vigili, polizia e carabinieri”.
“Le ronde sono altra cosa, a livello provinciale non se ne è mai parlato. Io non le autorizzo. Abbiamo fatto sempre queste manifestazioni senza arrecare problemi o creare incidenti. Sono cortei più che altro”.
Ma il coordinatore chiarisce anche che nell’agro-pontino c’è “un problema di sicurezza. I cittadini sono esasperati, non c’è bisogno di ripeterlo, ci sono furti ovunque, è problema generalizzato in tutta Italia. L’insicurezza è percepita soprattutto di notte, nelle varie campagne di tutta la provincia”.
E aggiunge: “Che ci sia maggiore bisogno di forze dell’ordine che facciano controllo del territorio è risaputo, lo sapevamo da prima di vincere le elezioni, che ci sia bisogno di rinforzare polizia e carabinieri anche. A Latina c’è solo una pattuglia di polizia e carabinieri che presidia tutta la provincia, vanno necessariamente incrementate”.
“In qualità di presidente provinciale del primo partito della provincia della Lea”, conclude Adinolfi, “non autorizzerò mai le ronde, e l’unica cosa che ho organizzato e sto autorizzando sono manifestazioni pacifiche per evidenziare le cose che non funzionano. Le ronde non ci appartengono”.
“In altre parti d’Italia fanno quello che vogliono, fin quando rimangono presidente provinciale queste ronde non le autorizzo”.