Martedì 28 giugno la Marina Militare italiana ha recuperato il peschereccio inabissatosi il 18 aprile 2015 nel canale di Sicilia con 800 migranti a bordo, uno dei più gravi naufragi nel Mediterraneo dall’inizio della crisi dei migranti.
Finora sono stati recuperati 118 cadaveri, ma si teme che centinaia di corpi siano ancora intrappolati nella stiva, dove secondo i racconti dei sopravvissuti i migranti erano stati chiusi a chiave durante il viaggio.
Un video diffuso dalla Marina Militare mercoledì 29 giugno mostra le fasi salienti delle operazioni di recupero: lo scafo è stato agganciato sul fondale marino a 370 metri di profondità e tirato in superficie dalla nave Ievoli Ivory.
Il peschereccio sarà trasportato nella rada di Augusta e in seguito collocato all’interno di una struttura refrigerata lunga tre metri. Inizierà quindi il recupero delle salme da parte dei vigili del fuoco e dal personale della Croce Rossa. I cadaveri saranno poi esaminati da esperti sanitari di varie università.
Il peschereccio naufragò a circa cento chilometri a nord delle coste libiche, da dove era salpato. Soltanto 28 persone furono tratte in salvo.
L’indignazione dell’opinione pubblica per l’ennesima tragedia nel Mediterraneo spinse l’Unione europea a rafforzare le operazioni di salvataggio.