Marco Cappato, l’esponente radicale dell’associazione Luca Coscioni che ha accompagnato Fabiano Antoniani in Svizzera per ricorrere al suicidio assistito, si è autodenunciato in una caserma dei Carabinieri a Milano il 28 febbraio.
“Il mio obiettivo è portare lo Stato ad assumersi le proprie responsabilità”, ha detto Cappato, che per primo, su twitter, aveva annunciato la mote di dj Fabo nella clinica svizzera Dignitas, avvenuta il 27 febbraio. “Se ci sarà l’occasione di difendere davanti a un giudice quello che ho fatto, lo potrò fare in nome di principi costituzionali di libertà e responsabilità fondamentali, che sono più forti di un codice penale scritto in epoca fascista”, ha spiegato Cappato poco prima di entrare in caserma.
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Poi, dopo l’autodenuncia, la rivelazione ai cronisti: “ai Carabinieri ho precisato che stiamo aiutando altre persone, due persone in particolare hanno già un appuntamento in Svizzera e noi le aiuteremo, una materialmente, l’altra economicamente”.
Qualora la Procura di Milano decidesse di iscriverlo nel registro degli indagati, a Cappato sarebbe contestato il reato di “aiuto al suicidio”, previsto dall’articolo 580 del codice penale. “L’aiuto al suicidio” rientra nella fattispecie più ampia di “Istigazione o aiuto al suicidio”.
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