Il presidente del Consiglio comunale di Roma, Marcello De Vito (M5S), è stato arrestato per corruzione nell’ambito dell’indagine sulle presunte tangenti versate per la costruzione del nuovo stadio della Roma [chi è Marcello De Vito].
De Vito, numero due della sindaca Virginia Raggi, è stato arrestato all’alba di mercoledì 20 marzo 2019 insieme ad altre tre persone. In manette l’avvocato Camillo Mezzacapo, mentre per l’architetto Fortunato Pititto, legato al gruppo imprenditoriale della famiglia Statuto, e per Gianluca Bardelli sono stati disposti gli arresti domiciliari.
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Raggi – L’arresto è stato commentato dalla sindaca di Roma, Virginia Raggi, con un post su Facebook. “Nessuno sconto. A Roma non c’è spazio per la corruzione. Chi ha sbagliato non avrà alcuno sconto da parte di questa amministrazione. La notizia dell’arresto di Marcello De Vito è gravissima: ho piena fiducia nella magistratura e nel lavoro dei giudici”, si legge nel messaggio.
Di Maio – Il capo politico del M5S, Luigi Di Maio, ha annunciato l’espulsione di De Vito dal movimento. “Marcello De Vito è fuori dal Movimento 5 Stelle. Mi assumo io la responsabilità di questa decisione, come capo politico, e l’ho già comunicata ai probiviri”, ha dichiarato.
“Non è una questione di garantismo o giustizialismo, è una questione di responsabilità politica e morale: è evidente che anche solo essere arrivati a questo, essersi presumibilmente avvicinati a certe dinamiche, per un eletto del Movimento, è inaccettabile”.
L’accusa – Secondo l’ipotesi accusatoria dei pm Barbara Zuin e Luigia Spinelli, il presidente dell’Assemblea capitolina avrebbe ottenuto elargizioni per favorire il progetto dell’imprenditore Luca Parnasi.
Tra i reati ipotizzati dalla Procura per le quattro persone coinvolte nel blitz, oltre alla corruzione, c’è quello di traffico di influenze illecite.
L’inchiesta ha fatto luce su una serie di presunte operazioni di corruzione realizzate da alcuni imprenditori su De Vito attraverso l’intermediazione di un avvocato e di un uomo d’affari.
L’indagine sullo stadio della Roma aveva portato nel giugno 2018 all’arresto di nove persone tra cui lo stesso Parnasi, Luca Lanzalone, presidente di Acea, Adriano Palozzi, vicepresidente del Consiglio regionale del Lazio, e Michele Civita, consigliere regionale Pd ed ex assessore con delega all’Urbanistica.
Parnasi è oggi in libertà con obbligo di dimora, Lanzalone è agli arresti domiciliari, mentre Palozzi e Civita sono tornati in libertà.
Sentito dagli inquirenti, negli scorsi mesi Parnasi ha confessato di aver versato somme di denaro a vari esponenti politici allo scopo di favorire il progetto per lo stadio della sua società, Eurnova.
Lo scorso 5 febbraio la sindaca Raggi aveva confermato la costruzione del nuovo stadio, annunciando l’apertura dei cantieri entro la fine del 2019.
Chi è De Vito – Marcello De Vito, 45 anni, è stato il primo candidato sindaco del Movimento Cinque Stelle a Roma: nel 2013 sfidò Ignazio Marino, Gianni Alemanno e Alfio Marchini piazzandosi terzo con il 12,4 per cento dei voti.
Dopo due anni e mezzo alla guida dell’opposizione, nel 2016 si è candidato alle primarie del Movimento ma è stato sconfitto da Virginia Raggi, poi eletta sindaca.
Alle elezioni comunali del 2016 De Vito ha raccolto oltre 6.500 preferenze, successo che gli è valso la presidenza del Consiglio comunale.
Il presidente è da sempre schierato con l’ala più ortodossa del M5S, quella che fa capo a Roberta Lombardi, capogruppo in Consiglio regionale e che più volte ha espresso perplessità sull’operato della sindaca Raggi.
Il 5 febbraio De Vito aveva condiviso sulla sua pagina Facebook ufficiale il video in cui la sindaca annunciava il parere favorevole del Politecnico di Torino al progetto del nuovo stadio della Roma.
Le reazioni nel M5S – Duro il commento all’arresto del senatore Nicola Morra, presidente della commissione parlamentare Antimafia: “I fatti contestati a Marcello De Vito sono gravissimi: in questo momento, ancor più di prima, è necessario ribadire la piena e totale fiducia nell’operato della magistratura e delle forze dell’ordine. Non si può rimanere in silenzio”, ha commentato Morra. “La corruzione è un male che colpisce in qualsiasi forza politica e bisogna essere intransigenti”.
Roberta Lombardi, capogruppo M5S in Regione Lazio e vicina politicamente a De Vito, scrive su Twitter: “Gravissime accuse, ripongo la massima fiducia nel lavoro della magistratura con l’auspicio che si faccia chiarezza al più presto su questa inquietante vicenda. L’onestà deve essere sempre la nostra stella polare”.
Il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede (M5S), ha dichiarato che condivide le parole di Di Maio. “Come ministro della Giustizia non entro nel merito di indagini o processi in corso, non l’ho mai fatto, ma come esponente del Movimento cinque stelle posso dire che Di Maio ha usato parole dure, le uniche parole che come M5s possono essere usate di fronte a casi di questo tipo è importante che un esponente del Movimento Cinque Stelle che ricopre un ruolo importante non si trovi mai in situazioni di quel tipo”, ha commentato Bonafede.
L’opposizione – Michele Anzaldi, deputato del Pd, invoca su Facebook le dimissioni della sindaca Raggi. “Il Movimento 5 stelle che ieri chiedeva in massa le dimissioni di Nicola Zingaretti per un’indagine dove viene accusato da una persona terza che finora non ha portato alcun riscontro alle sue accuse, ora per coerenza dovrà pretendere le dimissioni della sindaca Raggi e di tutta l’Amministrazione capitolina”, si legge nel suo post.
Federico Mollicone, deputato di Fratelli d’Italia, parla di fatto “gravissimo”: “Le idee si giudicano nella loro realizzazione pratica, e mentre i grillini fanno ingegnose campagne di marketing sbandierando il giustizialismo come panacea di tutti i mali del mondo i loro esponenti al governo della Capitale vengono accusati di corruzione e traffico di influenza”, dichiara. “Il sindaco prenda atto del fallimento della sua amministrazione e si dimetta, invece di annaspare fra rimpasti di giunta e vicende giudiziarie”.
“Un’altra giornata triste per Roma. Ribadiamo sia fiducia nella magistratura sia il nostro credo nel principio di innocenza fino a sentenza definitiva. Sono, tuttavia, evidenti i problemi politici e amministrativi accumulati dalla Giunta Raggi. Ostinarsi ad andare avanti senza le condizioni minimali per una svolta radicale è il reato morale e politico più grave”, attacca Stefano Fassina, consigliere di Sinistra per Roma e deputato LeU.
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