Mercoledì sera del 17 ottobre è scoppiata la polemica tra Lega e Movimento 5 Stelle dopo che Di Maio, nel corso della trasmissione Porta a Porta, ha detto che al Colle era giunto un testo del Decreto fiscale modificato rispetto a quello approvato nel corso del Consiglio dei ministri.
“Non so se è stata una manina politica o una manina tecnica, in ogni caso domattina si deposita subito una denuncia alla Procura della Repubblica perché non è possibile che vada al Quirinale un testo manipolato”.
Il riferimento è a una norma sul rientro dei capitali esteri che, per come è scritta al momento, non prevede sanzioni, a differenza di quanto riportato nella prima bozza.
Le parole del leader del M5S sono state presto smentite dal portavoce del Presidente della Repubblica, che hanno chiarito come non fosse arrivato nessun testo al Quirinale.
A Luigi Di Maio ha risposto anche l’alleato di governo, Matteo Salvini, affermando che “quello che abbiamo discusso per ore ed ore in Consiglio dei ministri l’ho trovato scritto, nessuna manina”.
Dopo diversi botta e risposta tra i due vicepremier, con Salvini che dichiarava di non voler partecipare al Cdm previsto per sabato 20 ottobre e Di Maio che minacciava di non votare il testo del decreto salvo modifiche, sembra sia stato trovato il capro espiatorio necessario per porre fine alla querelle.
La “colpevole” della confusione creatasi nella compagine governativa secondo molti è Laura Castelli, sottosegretaria al ministero dell’Economia e finanza.
La Castelli non avrebbe compreso il senso del testo che avrebbe dovuto revisionare, né l’impatto e le conseguenze delle norme in esso contenute.
Alla sottosegretaria spettava infatti il compito di supervisionare a livello tecnico il testo approvato nel corso del Consiglio dei ministri e che, secondo quanto riferito dalla Lega, contiene tutti i punti che entrambi i partiti di governo hanno approvato.
La viceministra però non sembra accettare il suo ruolo nella vicenda e risponde che non si considera responsabile di quanto accaduto.
“Mica scrivo io le norme” ha fatto sapere la Castelli, additando invece chi ha seguito i lavori per la Lega.
Intanto Palazzo Chigi, in una nota, ha fatto sapere che nel testo discusso nel corso del Cdm non era presente “la dichiarazione integrativa di cui all’articolo 9”.
La questione, almeno per il momento, sembra destinata a rimanere un mistero.
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