La morte di nove persone a Casteldaccia, in provincia di Palermo, mentre si trovavano in un villino costruito nei pressi del fiume Milicia, ha riaperto il dibattito sull’abusivismo in Italia.
Come dimostrano i dati dal Cresme (Centro di ricerche economiche, sociologiche e di mercato), nel solo 2017 sono stati censiti 17.050 nuovi abusi, che costituiscono il 16 per cento delle costruzioni presenti in Italia.
Le ricerca del Centro dimostra che il problema dell’abusivismo nel paese non accenna a fermarsi, soprattutto se si considera che dal 2005 al 2017 la percentuale di immobili abusivi è passata dall’11,9 al 19,4 per cento.
Le zone maggiormente interessate sono le coste e il Sud Italia, dove si trova il 47,3 per cento delle costruzioni realizzate abusivamente.
L’area maggiormente interessata risulta essere la Campania, in cui 50,6 edifici su 100 sono abusivi.
Il condono – In questo contesto si inserisce anche il dibattito sui condoni: nel 1985, 1994 e 2003 sono stati varati in Italia tre diversi condoni per abusi edilizi, che hanno prodotto 15 milioni di pratiche e un danno consistente alle casse del paese.
Cinque milioni di pratiche infatti risultano inevase, perché i comuni hanno rinunciato a procedere, perdendo così 21,7 miliardi di euro, pari a 1,4 punti del Pil.
Un esempio dell’abusivismo in Italia si può trovare a Palermo, nel quartiere Zen: un’inchiesta svolta dalla procura infatti ha rivelato che all’interno dei porticati dei palazzi popolari sono stati costruiti dei mini-appartamenti abusivi.
Stiamo parlando di una zona in cui, fino a poco tempo fa, i servizi di gas ed energia erano forniti alle famiglie residenti dalla mafia.
Frane – Al fenomeno dell’abusivismo si lega anche quello delle frane e dei morti ad esse collegati.
Secondo i dati del Cnr, in Italia sono state censite 650mila frane, un numero che riflette il rischio idrogeologico che interessa il 47 per cento del territorio italiano e a cui si affianca quello dei morti per frane: 7 al mese, con un picco al Sud.
La villa di Casteldaccia – La casa travolta dal fiume Milicia, secondo quanto rivelato dalle indagini, risulta essere abusiva.
Nel 2008 il Comune aveva dato ordine che fosse demolita, ma la decisione era stata impugnata dai proprietari davanti al Tar.
“Da quanto ci risulta ancora il tribunale amministrativo non ha provveduto, per cui la demolizione non è stata possibile”, ha spiegato l’attuale sindaco di Casteldaccia, Giovanni Di Giacinto.
Repubblica però ha verificato gli atti ed è così emerso che già alla fine del 2011 il Comune avrebbe potuto eseguire l’ordinanza di demolizione, dopo che sette anni fa il tribunale amministrativo regionale si era pronunciato sul ricorso presentato dai proprietari.