“Fermiamo l’emorragia di umanità” è l’iniziativa che invita oggi, sabato 7 luglio, a indossare una maglietta rossa in memoria dei bambini migranti annegati in mare, perché “mettersi nei panni degli altri è il primo passo per costruire un mondo più giusto”.
Anpi, Libera, Arci, Lagambiente e l’associazione Adelaide Aglietta hanno lanciato un appello alla mobilitazione contro le politiche migratorie del governo e a Torino duecento persone hanno aderito all’iniziativa con un flash mob per ricordare Aylan e gli altre tre bambini restituiti morti dal mare vestiti con delle tutine rosse.
I cittadini di Torino si sono dati appuntamento in via Garibaldi all’angolo con via San Dalmazzo, dove anche l’assessore regionale Monica Cerutti ha partecipato all’iniziativa.
“Grazie per essere qui a dire che esiste un’ altra Italia. Sono qui come assessore per rivendicare il principio della coerenza che significa rispetto della vita e dei diritti umani”, ha dichiarato Monica Cerutti.
“Questa è la base senza la quale non possiamo considerarci in una società civile. Non si possono cavalcare le paure e mettere gli uni contro gli altri. C’è un Italia che non ci sta ad avere paura”.
“Vogliamo dire che non esistono confini”, ha detto Igor Boni membro dell’associazione Aglietta, promotrice del flash mobile di Torino.
“Non esiste un’emergenza immigrazione, ma un’emergenza politica di chi usa l’immigrazione per creare consensi e ottenere voti”.
I bambini migranti indossano abiti rossi perché le mamme sperano che se dovessero finire dispersi in mare possano essere più avvistati più facilmente.
“Rosso è il colore che ci invita a sostare. Ma c’è un altro rosso, oggi, che ancor più perentoriamente ci chiede di fermarci, di riflettere, e poi d’impegnarci e darci da fare”, scrivono le associazioni.
“Muoiono, questi bambini, mentre l’Europa gioca allo scaricabarile con il problema dell’immigrazione e per non affrontarlo in modo politicamente degno arriva a colpevolizzare chi presta soccorsi o chi auspica un’accoglienza capace di coniugare sicurezza e solidarietà”, spiegano Anpi, Libera, Arci e Lagambiente.
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