Il patron dell’ex gruppo Valtur, Carmelo Patti, deceduto due anni fa, aveva troppe frequentazioni mafiose. Fra i suoi più stretti collaboratori c’era stato anche Michele Alagna, il cognato del superlatitante Matteo Messina Denaro. Per questo è finito nel mirino della Direzione investigativa antimafia che la mattina del 24 novembre 2018 ha eseguito un decreto di sequestro e confisca del patrimonio di Patti, emesso dal Tribunale di Trapani su proposta del Direttore nazionale della Dia.
Come si legge in una nota, il procedimento, uno dei più rilevanti nella storia giudiziaria italiana ha riguardato un patrimonio che, secondo le prime stime, si aggirerebbe attorno a 1,5 miliardi di euro. Inoltre l’operazione ha scoperto gli interessi economici che legavano il patron di Valtur alla “famiglia mafiosa di Castelvetrano”, guidata dal latitante Matteo Messina Denaro.
L’attacco dello Stato al patrimonio delle mafie
“Continua l’attacco dello Stato all’enorme patrimonio economico finanziario della criminalità organizzata, in questo caso di Cosa Nostra, di una delle famiglie più importanti, quella di Castelvetrano, che fa riferimento a Matteo Messina Denaro”, ha affermato il generale Giuseppe Governale, a capo della Direzione Investigativa Antimafia, al Giornale Radio Rai.
“Carmelo Patti è stato un personaggio particolare, perché partì dalla Sicilia nel 1960 per raggiungere la Lombardia. Quando nel 1961 il Tribunale lo dichiarò fallito, lui disse di non avere nemmeno i soldi per mangiare. 50 anni dopo lo troviamo a capo di un impero economico, che sfiora i due miliardi di euro”, ha aggiunto ancora Governale.
Patti punto di riferimento per cosa nostra
“Una crescita dirompente, non priva di difficoltà, ma che ha potuto imporsi evidentemente anche grazie all’appoggio esterno non sempre lecito. Giravano intorno a lui personaggi indissolubilmente legati a Cosa Nostra. Facciamo riferimento, per esempio, ad un certo Michele Alagna, la cui sorella ha dato alla luce la figlia di Messina Denaro”, ha specificato ancora il direttore della Dia.
A proposito delle ricerche del superlatitante Matteo Messina Denaro, Governale ha riferito ai microfoni di SkyTg24 che il boss “è come un pescecane, gli stiamo togliendo tutta l’acqua – ha detto Governale a SkyTg24 – e i pesci senza acqua non possono campare”. Secondo il direttore della Dia, “Patti ha rappresentato un punto di riferimento per cosa nostra per lavare proventi illeciti. Sono oltre 25 le società di capitali oggetto del provvedimento e centinaia di aziende e immobili, tra cui numerosi villaggi turistici”.
I beni confiscati
A passare nelle mani dello Stato sono i beni della vecchia Valtur, oggi in amministrazione straordinaria. Si tratta di due resort al momento chiusi, quello di Punta Fanfalo, Favignana e quello di Isola Capo Rizzuto, Crotone; ma anche il Golf club Castelgandolfo, una imbarcazione di 21 metri, la “Valtur Bahia”. Si aggiungono anche 400 ettari di terreni, 232 immobili e 25 società che operano anche nel settore del cablaggio di componenti elettrici per autovetture.
—
Pubblichiamo la rettifica ricevuta in data 24 novembre 2018 da parte della struttura Kamarina Resort, inizialmente indicata tra le strutture sottoposte a confisca:
Kamarina Resort (o anche Residence Kamarina) comunica che non c’è alcun coinvolgimento della struttura quale presunto oggetto di sequestro penale eseguito, su ordine della DIA di Palermo, in danno di soggetti diversi che nulla hanno a che vedere con la società scrivente, né oggi né in passato.
Leggi l'articolo originale su TPI.it