Graziella Bertolucci, madre della senatrice M5S Paola Taverna, non ha diritto a stare nella casa popolare in cui abita a Roma. Lo ha stabilito il Tar del Lazio, che respinto il ricorso della donna contro Ater e che ora dovrà lasciare l’appartamento, nel quartiere Prenestino.
Secondo il Tar, in sostanza, la donna occupa l’alloggio abusivamente. Se la madre della senatrice non lascerà la casa di sua spontanea volontà, il Comune di Roma, amministrato proprio da una giunta M5S, dovrà dare esecuzione allo sfratto.
A dare notizia della sentenza è il quotidiano Repubblica, che nell’ottobre 2018 aveva svelato la presunta occupazione abusiva.
La madre della senatrice Taverna, 80 anni, abita in quell’alloggio popolare dal 1994. Per anni la donna avrebbe goduto di un affitto agevolato (la media per questo tipo di alloggio è di 100-150 euro al mese) giustificato dalla sua condizione economica. Ma secondo gli accertamenti disposti da Ater oggi non avrebbe più i requisiti di reddito per godere della casa.
Sarebbe quindi un’occupante abusiva perché il Comune di Roma potrebbe assegnare l’appartamento a chi è ancora inserito nelle liste d’attesa per ricevere una casa popolare.
Secondo quanto riporta Repubblica, nel 2014 l’Azienda territoriale che gestisce il patrimonio pubblico di Roma ha aperto un procedimento di cadenza del diritto d’alloggio “per perdita dei requisiti”. Analizzando il censimento dei redditi dal 2007 al 2009, si è accorta che la famiglia Taverna ha superato il valore limite imposto dalla legge regionale.
La signora Bartolucci, infatti, sarebbe proprietaria di un terzo di un’abitazione di sei vani a Olbia e, fino al 2010, è stata proprietaria di 4/6 di un fabbricato nella stessa zona di Roma dove ha la casa Ater.
La senatrice Taverna, da parte sua, oltre a due quote negli stessi immobili della madre, risulta proprietaria con il marito di un locale commerciale di 28 metri quadri sempre al Prenestino, e di una casa di quattro vani nel quartiere Torre Angela.
La famiglia Taverna, che si è da subito opposta all’idea di lasciare la casa, si era difesa nel 2015 in Comune sostenendo che le case non appartengono alla signora Bertolucci ma alla figlia, che non abita più con lei.
Ma il Campidoglio aveva respinto tutto: “La legge regionale indica chiaramente che i requisiti devono essere posseduti dal richiedente e da tutti i componenti del gruppo familiare presenti nell’alloggio”. E avendo la Taverna mantenuto la residenza Ater fino al 2012, non ci sarebbe margine di manovra.
“Credo che mia madre stia agendo bene e credo che mia madre a 80 anni abbia tutto il diritto di desiderare di morire nella stessa casa nella quale è vissuta. Mia madre ha 8o anni, percepisce una pensione minima e vive in un a casa popolare dove ho vissuto anche io per tanti anni”, aveva scritto a ottobre su Facebook la senatrice Taverna.
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