Luca Traini, il 29enne di Tolentino che il 3 febbraio scorso ferì sei cittadini neri per vendicare la morte di Pamela Mastropietro, è stato condannato a 12 anni.
La sentenza è stata emessa dai giudici della corte d’assise di Macerata che hanno riconosciuto l’aggravante dell’odio razziale.
Il 29enne era accusato di strage, tentato omicidio plurimo e danneggiamenti aggravati dall’odio razziale.
Il procuratore della Repubblica, Giovanni Giorgio, aveva chiesto il massimo della pena: 22 anni per strage aggravata dall’odio razziale, danneggiamento e porto abusivo della pistola Glock, ridotti a 12 grazie al rito abbreviato con il quale si è svolto il processo a porte chiuse.
Il processo è avvenuto davanti alla Corte d’Assise di Macerata, presieduta da Claudio Bonifazi.
In apertura dell’udienza, prima della requisitoria del pm, Traini ha fatto una dichiarazione spontanea chiedendo scusa per quello che ha commesso. Ha letto cinque fogli in cui si diceva: “In carcere ho capito che il colore della pelle non c’entra”. E ha ribadito di aver agito sulla spinta del “bombardamento mediatico” seguito all’omicidio di Pamela Mastropietro, la 19enne romana il cui corpo è stato fatto a pezzi e abbandonato nella zona industriale di Pollenza : “Volevo giustizia per Pamela. Ringrazio comunque le forze dell’ordine per quello che fanno per Macerata”.
E ancora: “Non provo nessun odio razziale, volevo fare giustizia contro i pusher per il bombardamento di notizie sullo spaccio diffuso anche a causa dell’immigrazione: anche la mia ex fidanzata assumeva sostanze. In carcere ho maturato una nuova cognizione dei fatti”.
Le prime quattro udienze erano state dedicate ad analizzare la salute psichica dell’imputato. Secondo l’accusa e la perizia del consulente del tribunale, Massimo Picozzi, al momento del raid Traini era “capace di intendere e volere” e legato “a uno stato emotivo e passionale”.
Secondo la perizia di parte firmata dallo psichiatra Giovanni Battista Camerini, Traini era sofferente “di un disturbo bipolare della personalità e con una capacità di intendere e volere compromessa”. Perizia in parte confermata dagli specialisti del carcere di Piacenza, dove l’imputato ha passato un periodo di osservazione, che parlano di “personalità emotivamente instabile”.
In un precedente interrogatorio, avvenuto con il procuratore Giovanni Giorgio, Traini aveva ammesso di aver sparato per vendetta.
Il 3 febbraio 2018 Traini, a bordo della sua macchina, ha aperto il fuoco contro alcuni migranti che si trovavano in strada. Fermato dai carabinieri, e avvolto dalla bandiera tricolore, aveva dichiarato che voleva vendicare la morte di Pamela Mastropietro, la 18enne romana scappata da una comunità e trovata a pezzi in un trolley. Per lo scempio del corpo della ragazzza, il giorno prima del raid xenofodo era stato fermato un uomo di orgini nigeriane.
Leggi l'articolo originale su TPI.it