Il Movimento 5 Stelle ha dichiarato di voler lanciare una moneta locale complementare all’euro. Il progetto è già in fase avanzata a Roma, con la giunta di Virginia Raggi, e vorrebbe prendere forma anche nella città di Torino, con la sindaca Chiara Appendino.
L’idea è portata avanti con forza dalla Raggi, la quale l’aveva lanciata già in campagna elettorale suscitando diverse polemiche, ma ora sembra essere destinata a diventare realtà a Roma.
Di cosa si tratta
“Non si tratta di Bit Coin. Stiamo studiando all’interno del progetto Fabbrica Roma un modo per favorire le economie locali aiutando lo scambio tra le aziende e creando anche un mercato parallelo tra le economie del territorio”, ha spiegato l’assessore al Bilancio Andrea Mazzillo, che ha illustrato durante un consiglio comunale come siano già partiti i lavori per l’introduzione della nuova valuta complementare.
“L’idea è costruire un circuito che possa favorire l’economia, il vantaggio sta nel fatto che si crea fidelizzazione nei soggetti, io posso scambiare con gli appartenenti alla rete le mie prestazioni sia di beni sia di servizi”, ha inoltre aggiunto l’assessore del consesso capitolino.
Il realtà il progetto del M5S non è una vera e propria novità.
I casi precedenti di valute complementari
“Stiamo studiando il Sardex”, aveva affermato Virginia Raggi riferendosi all’utilizzo della “moneta complementare” in Sardegna.
Il Sardex però è un circuito commerciale consolidato nato spontaneamente per iniziativa privata che permette agli iscritti di aumentare la propria capacità di liquidità scambiando beni e servizi con le altre aziende della rete.
Tale circuito rappresenta la materializzazione di un bisogno partito dal basso che non è detto possa funzionare altrettanto bene in città come Roma e Torino.
Il Tallero di Livorno
Bisogna inoltre aggiungere che la stessa idea era venuta al sindaco pentastellato di Livorno Filippo Nogarin, che aveva coniato il Tallero.
I talleri erano stati distribuiti gratuitamente ai cittadini ed erano stati pensati per far sì che questi ultimi potessero ottenere una riduzione sul prezzo dei loro acquisti stabilita dal commerciante di turno.
L’idea era nata con la speranza di rilanciare le attività commerciali della città, tanto che la valuta complementare in quel caso era spendibile nella sola area di piazza XX Settembre, nel centro di Livorno, ma non ebbe il successo ambito.
Il caso Napo a Napoli
Non solo: nel 2012 l’allora neosindaco Luigi De Magistris aveva lanciato il Napo: “Visto che l’Europa ha l’Euro, noi pensiamo a Napoli di fare il Napo”.
L’idea era quella di stampare una moneta complementare per acquistare beni e servizi all’interno di un circuito locale di esercizi commerciali.
Le persone in possesso dei Napo avrebbero potuto spendere le banconote sottoforma di sconto del 10 per cento nei negozi convenzionati.
Anche in quel caso l’iniziativa è fallita: a Napoli nessuno ha mai usato i Napo, che sono scaduti – mai usati – nel 2015.
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