M5S e Lega saranno alleati in un gruppo unico dopo le europee? A parlare di questa ipotesi ieri è stato il leghista Claudio Borghi, presidente della commissione Bilancio della Camera, in previsione delle elezioni europee 2019 che si terranno a maggio.
I grillini hanno subito negato questa possibilità, mentre il ministro dell’Interno Matteo Salvini ha parlato prima di una “storia d’amore” destinata a non finire mai con Luigi Di Maio, ma poi ha sottolineato che non sta “ragionando su gruppi unici” per le Europee. “Abbiamo già i nostri alleati a livello internazionale”, ha spiegato.
Per quanto riguarda le frizioni all’interno del Movimento Cinque Stelle dopo il “no” all’autorizzazione a procedere contro Salvini sul caso Diciotti, in un’intervista a TPI.it Borghi minimizza: “È normale, nei partiti decide la maggioranza. Neanche io sono d’accordo con tutto il programma della Lega”.
È curiosa la smentita. Mi rendo conto purtroppo che il sistema della stampa mi sembra sempre più simile a un telefono senza fili, dove si dice una cosa e ne arriva un’altra.
Io ho detto ai cronisti fuori dal parlamento europeo che noi stiamo lavorando per un grande gruppo, e che se in futuro dovessero aggiungersi quelli del Movimento Cinque Stelle mi farebbe piacere. È un po’ difficile smentire un auspicio.
Comunque no, non ho sentito nessuno del M5S. So benissimo che loro stanno lavorando al loro gruppo. Il mio è solo un auspicio.
Sa che in Europa più si è grandi e più si conta, quindi evidentemente anche a lui farebbe piacere. Ma sa benissimo anche lui che il Movimento Cinque Stelle sta lavorando al suo gruppo.
Non capisco come potrebbe, anzi, avere degli attestati di stima penso sia positivo per chiunque.
Per cosa? Per il semplice fatto che qualcuno dica: mi piacerebbe un gruppo unico dopo? Non c’è nessuna decisione per il momento da M5S, dopo si vedrà.
Voglio ricordare che la scorsa legislatura la questione dei gruppi a cui appartenere era stata ampiamente dibattuta. C’era stata persino la proposta di entrare nell’Alde, il gruppo più europeista di tutti, pur di contare di più. Poi non se ne è più fatto niente. Però è una dialettica normale in Unione europea quella di discutere dei gruppi, perché si formano dopo e non prima.
Ci sarà tempo per valutare da parte di tutti. Alle elezioni europee si vota un partito con un sistema proporzionale, una volta viste le forze in campo si decidono i gruppi. Questo vale anche per quei gruppi che al momento sono formati da un certo numero di partiti, come il Ppe, e che domani potrebbero non esserlo.
L’idea di mettersi insieme con quelli che finora sono stati responsabili di questa situazione disastrosa non è esattamente una cosa a cui puntiamo. È altamente improbabile, mettiamola così.
È evidente che se uno partecipa alle elezioni europee è perché l’Europa la vuole cambiare. E l’Europa si cambia con le proposte. Essere “eurocritici” non vuol dire qualcosa di diverso da essere “europropositivi”. La differenza è rispetto a qualcuno che pensa che le cose vadano bene così come sono ed è un conservatore.
No, assolutamente. Ho detto che tantissimi partiti, movimenti, e anche singoli deputati nella scorsa legislatura hanno aderito ai gruppi maggiori per contare di più. Ma bisogna vedere ora quali saranno i gruppi maggiori. Sono convinto che se avremo un grosso risultato eserciteremo una grossa energia attrattiva.
Sì, dai numeri che ho io c’è il rischio, anzi l’opportunità, che la Cdu diventi terza dopo la Lega e il Pis polacco (Diritto e giustizia, il partito di ispirazione conservatrice ed euroscettica, ndr).
Sarebbe esemplificativo di come le cose in Europa non funzionano. Anche il paese che finora ha tratto più vantaggi dall’Europa e dall’euro sta sperimentando il fallimento di determinate politiche: anche in Germania si vuole cambiare.
Non credo che ci siano spaccature. In ogni decisione che si prende ci sono pro e contro, ma alla fine si decide a maggioranza. Loro decidono con i loro metodi, ma succede anche a noi. Non è che su tutto quello che si vota si è d’accordo, ma un partito funziona così. Altrimenti ci sarebbe il programma tagliato su misura sul deputato. Ci sono anche cose nel programma della Lega che a me non piacciono, ma è normale.
Il taglio del numero dei parlamentari. È qualcosa che tutti vogliono, e per questo è stato recepito nel programma della Lega, ma a me personalmente non piace.
È normale dialettica di partito. Si discute e alla fine si prende una decisione data dalla maggioranza. Penso che sia così da quando esistono i partiti.
No, secondo me no.