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Chi è Luigi Patronaggio, il procuratore di Agrigento che ha indagato Matteo Salvini

Il procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio

Ha 60 anni e prima di indossare la toga era un funzionario delle Poste

Di Cristiana Mastronicola
Pubblicato il 27 Ago. 2018 alle 10:10 Aggiornato il 27 Ago. 2018 alle 11:40

Luigi Patronaggio è il procuratore che ha aperto un fascicolo di indagine a carico del ministro dell’Interno Matteo Salvini, accusato anche di sequestro di persona per il divieto di sbarco durato cinque giorni del pattugliatore della Marina Militare Diciotti al porto di Catania.

Luigi Patronaggio ha 60 anni, ma prima di fare il magistrato era un funzionario delle Poste. Non è la pirma volta che si trova faccia a faccia con gli inquilini del Viminale.

Prima di arrivare a iscrivere l’attuale ministro dell’Interno nel registro degli indagati, era stato Angelino Alfano a finire nel radar del pm. E la storia era quella di un presunto giro di relazioni fra i potenti indicati da Patronaggio, tra cui compariva il nome del padre di Alfano.

Quelle indagini portarono anche alle dimissioni del prefetto di Agrigento, Nicola Diomede.

Da sostituto procuratore di Palermo, Patronaggio ha avuto modo di conoscere Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, definiti “amici dell’ultima ora”. Dopo le stragi, indagò su Rino Nicolosi, all’epoca presidente della Regione Sicilia poi morto di cancro.

Fu lui a condurre le indagini sugli assassini di don Pino Puglisi e sempre Patronaggio, in qualità di sostituto procuratore generale di Palermo,  chiese la condanna per il cofondatore di Forza Italia, Marcello Dell’Utri.

Ma non solo. Fu sempre Patronaggio a occuparsi delle indagini sul generale Mori, che non aveva perquisito la villa-covo del boss Totò Riina.

A 38 anni, nel 1996, dopo le indagini sugli assassini di Padre Puglisi, minacciato dalla mafia, decise di lasciare la procura di Palermo.

Ad Agrigento era già arrivato negli anni Novanta nelle vesti di capo dell’ufficio dei gip. Tanti i processi di mafia. Poi la carriera tra Mistretta, Trapani, Palermo per poi tornare ad Agrigento. Al suo fianco per l’insediamento dal procuratore generale di Palermo Roberto Scarpinato.

Un’idea di giustizia, la sua, più volte ribadita e riscontrata anche negli ultimissimi fatti di cronaca. Quello che Patronaggio pensa sulla questione immigrazione non è un mistero.

In occasione dell’apertura dell’anno giudiziario, infatti, ha riferito che “in un’area di frontiera come Agrigento, e quindi Lampedusa, bisogna fare i conti con il fenomeno dei migranti tenendo conto che si tratta di persone costrette a lasciare con dolore terra e affetti, a fuggire da guerra e miseria”. Non bisogna “considerarli nemici”.

Appena Patronaggio è sceso dalla nave Diciotti, dopo l’ispezione per l’apertura del fascicolo d’indagine, si è detto molto provato da quell’esperienza. Ha parlato dei “cattivi odori che ti restano addosso”.

“Mi ha accompagnato un appuntato che non era mai stato a contatto con questa realtà. Sconvolto. ‘Dottore dal vivo cambia tutto, non è come si legge sui giornali…’. Ha ragione”, ha detto ai cronisti.

Bersaglio sul web

Per aver aperto il fascicolo di indagine contro Salvini, il procuratore è diventato il nuovo bersaglio del web. Come mette nero su bianco David Puente, il procuratore di Agrigento è al centro di un attacco da parte di alcuni utenti Twitter e Facebook, sostenitori di Salvini.

L’utente @Folk_Rage, in particolare, ha pubblicato il 25 agosto alle 23:35 un tweet con tre fotografie che ritraggono il procuratore accanto a Matteo Renzi e Andrea Orlando (https://goo.gl/Wy4QSm).

Queste foto diventano la “prova” dell’esistenza di legami tra Patronaggio e il pd. Una sorta di complotto per far cadere il governo per via giudiziaria.

“Ma guarda che combinazione: il magistrato che ha indagato Salvini era ad ascoltare Renzi che giorni fa disse del governo ‘Presto toccherà a noi perché cadranno per via giudiziaria’”, si legge in un altro post con la stessa foto.

Post simili si stanno moltiplicando sul web. Le foto risalgono al dicembre 2017 quando Renzi e Orlando, durante un loro viaggio in Sicilia, avevano fatto visita alla “Stanza della Memoria”, l’ufficio dove il giudice Rosario Livatino – ucciso dalla Cosa nostra nel 1990 – lavorò per dieci anni come sostituto procuratore della Repubblica.

La foto di una visita istituzionale, in cui compaiono esponenti del governo e quelli di istituzioni locali come il procuratore di Agrigento, diventa l’assist ideale per bersagliare il procuratore Patronaggio.

La denuncia di Gianni Alemanno

Ma il procuratore di Agrigento non è solo al centro degli attacchi social. Gianni Alemanno ha annunciato di dare mandato ai suoi avvocati per indagare Patronaggio per “attentato contro i diritti politici del cittadino”.

Per il Segretario del Movimento Nazionale per la Sovranità, “l’avviso di garanzia inviato a Salvini potrebbe infatti essere visto come un tentativo di impedire a un Ministro di svolgere la sua attività d’indirizzo politico direttamente conseguente dal voto espresso dalla maggioranza degli italiani sulla base di ben precisi impegni elettorali”.

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