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Da Dj Fabo a Djalali: in nome dei diritti degli indifesi e degli scienziati. L’appello dell’associazione Luca Coscioni

Di TPI
Pubblicato il 10 Dic. 2017 alle 11:42 Aggiornato il 27 Mar. 2018 alle 19:49

l’Italia è 30esima nazione al mondo (su 46) per libertà di ricerca e autodeterminazione, dietro Vietnam, Singapore, Sud Africa, India e Israele.

Quando le Nazioni unite passano in rassegna il rispetto dei diritti umani degli Stati membri, raramente vengono sollevate questioni relative alla libertà di ricerca e al godimento dei benefici delle scoperte di scienziati.

La libertà di ricerca scientifica è un diritto umano internazionalmente riconosciuto, l’Italia non lo rispetta sistematicamente, e su alcune questioni cruciali arriva dietro Vietnam, Singapore, Sud Africa, India e Israele.

Questo il frutto dell’indice di “libertà e autodeterminazione”, che è uno strumento per una valutazione comparativa del grado in cui i ricercatori, gli operatori sanitari e i pazienti godono del diritto alla scienza in tutto il mondo.  Tale lavoro è prodotto dall’Associazione Luca Coscioni sotto la direzione del Professor Andrea Boggio della Bryant University, sulla base di fonti pubbliche disponibili dal 2009 a oggi relative all’avanzamento della ricerca su embrioni, riproduzione medicalmente assistita, decisioni di fine vita, aborto e contraccezione.

Nella giornata che le Nazioni unite dedicano ai diritti umani, l’Associazione Luca Coscioni lancia un appello per il diritto umano alla scienza e ricorda come tutti i maggiori “strumenti internazionali sui diritti umani” facciano specifica menzione alla scienza e alla cultura scientifica e chiede che igoverni condividano con le competenti agenzie dell’ONU informazioni dettagliate in merito al pieno rispetto di quanto previsto dallo Stato di Diritto internazionale.

Non esiste una lista degli scienziati o ricercatori incarcerati o perseguitati per le loro attività d’indagine, spesso l’arresto, o i problemi con la giustizia degli scienziati, sono legati a critiche pubbliche al proprio paese relative alla libertà di opinione o assemblea, intimamente legata alle attività di ricerca scientifica. Fin dai tempi di Galileo Galilei, le attività di ricerca cozzano con i dogmi delle religioni e smontano pregiudizi e credenze di ogni tipo promuovendo l’uguaglianza nella società a partire dalla denuncia di discriminazioni sulla base del genere o l’appartenenza etnica.

 “Alla denuncia contro le sistematiche violazioni dei dritti umani dei malati come Dj Fabo e degli  ultimi, vittime di conflitti, persecuzioni, soprusi, sfruttamenti e violenze, quest’anno vogliamo ricordare anche i diritti negati degli scienziati”, ha affermato Filomena Gallo, segretario dell’Associazione Luca Coscioni “In particolare ci appelliamo all’Unione europea perché faccia tutto quanto in suo potere per salvare la vita di Ahmadreza Djalali, il ricercatore di origine iraniana in carcere a Teheran da quasi due anni accusato ingiustamente di spionaggio”.

Ahmadreza Djalali ha 45 anni e ha fatto ricerca all’Università del Piemonte orientale e in atenei belgi e svedesi nel campo della Medicina dei disastri. Nell’aprile 2016 è stato arrestato durante un viaggio nel suo Iran. Parte della sua detenzione è avvenuta in isolamento e in assenza di un avvocato.

L’ottobre scorso Djajali è stato condannato a morte con l’accusa d’aver tradito la sua “patria” lavorando per il governo israeliano che l’avrebbe pagato in cambio di informazioni sui programmi militari e nucleari iraniani. Non son state prodotte prove del “tradimento”.

Negli ultimi mesi, 130 tra senatrici e senatori di tutti i gruppi hanno lanciato un appello al Governo italiano perché scongiuri la condanna a morte di Djalali. A questa richiesta si è aggiunta quella di 75 premi Nobel e della European University Association che riunisce 800 atenei in tutto il continente.

“Da quasi dieci anni l’Associazione Luca Coscioni produce uno studio che monitora la libertà di ricerca scientifica e auto-determinazione con cui monitoriamo il progresso scientifico nel mondo tanto quanto le scelte riproduttive o il fine vita” ha detto Marco Cappato, tesoriere dell’Associazione“si tratta di un altro modo di documentare come le libertà civili e i diritti umani vengono rispettati in tutto il mondo”

“La Dichiarazione universale dei diritti umani parla di scienza all’articolo 27”, ha concluso Marco Perduca che coordina le attività internazionali dell’Associazione “stesso dicasi per altri patti e convenzioni internazionali; nel giorno dei diritti umani lanciamo un appello internazionale perché la libertà di ricerca tanto quanto il godere dei benefici delle più recente scoperte scientifiche divengano preoccupazione e occupazione strutturale degli Stati dell’ONU”.

L’appello per il diritto umano alla scienza può esser sottoscritto su www.associazionelucacoscioni.it e i suoi contenuti verranno discussi in occasione della quinta riunione del Congresso Mondiale per la Libertà di Ricerca Scientifica che l’Associazione Luca Coscioni organizza dall’11 al 13 aprile 2018 al Parlamento europeo di Bruxelles.

APPROFONDIMENTO – Il Testo dell’appello

Noi sottoscritti:

considerando che la scienza è un pilastro importante di qualsiasi società aperta e democratica basata su elezioni libere e lo Stato di Diritto e che le società democratiche sono le uniche in grado di garantire il pieno godimento dei diritti umani e delle libertà civili codificati nei trattati internazionali;

considerando che la ricerca scientifica e l’accesso ai benefici che ne derivano alimentano lo sviluppo e il benessere delle persone;

consapevoli che la libertà, da godere individualmente, dovrebbe essere limitata da regole che consentano comunque l’espansione e l’arricchimento della conoscenza umana;

considerando che il diritto umano alla scienza è sancito dall’articolo 27 della Dichiarazione universale dei diritti umani del 1948; all’articolo 15 del Patto internazionale del 1966 sui diritti economici, sociali e culturali; all’articolo 13 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea; all’articolo XIII della Dichiarazione americana dei diritti umani; all’articolo 14 del Protocollo sui diritti economici, sociali e culturali della Convenzione americana sui diritti umani; all’articolo 42 della Carta dell’Unione africana; all’articolo 42 della Carta araba dei diritti umani; e all’articolo 32 della Dichiarazione sui diritti umani dell’Associazione delle Nazioni del Sud-Est asiatico;

ricordando, in particolare, che l’articolo 15 del Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali obbliga gli Stati parti, tra le altre cose, a riconoscere il diritto di tutti a godere dei benefici del progresso scientifico e delle sue applicazioni e di beneficiare della protezione degli interessi morali e materiali derivanti da ogni produzione scientifica, letteraria o artistica di cui sia l’autore 

ricordando che le misure che gli Stati Parti del Patto devono adottare per conseguire la piena realizzazione di tali diritti includono quelle necessarie per la conservazione, lo sviluppo e la diffusione della scienza e della cultura e per rispettare la libertà indispensabile per la ricerca scientifica e le attività creative

che il Patto esorta chiaramente gli Stati a riconoscere i benefici che derivano dall’incoraggiamento e dallo sviluppo di contatti e cooperazione internazionale nel campo scientifico e culturale;

convinti che, se protetto e promosso, il diritto alla scienza può favorire il pieno godimento di altri diritti umani, tra cui il diritto alla salute, il diritto alla vita, alla libertà di espressione, a quella di credo, oltre che del diritto a condizioni adeguate di vita e il diritto alla proprietà;

ritenendo che la ricerca scientifica debba esser sostenuta pubblicamente, e da e tra i privati, per attuare pienamente tali diritti e che gli investimenti nella scienza debbano divenire una priorità tanto per i governi quanto per il settore privato;

ritenendo che l’educazione scientifica sia un elemento importante nella formazione di cittadini più responsabili che possano partecipare alla costruzione di società democratiche libere, eque e aperte 

convinti che la scienza e il metodo scientifico siano un positivo esempio di collaborazione internazionale basata su fatti per affrontare sfide di portata globale. 

FACCIAMO APPELLO AI GOVERNI AFFINCHÉ:

rispettino i loro obblighi internazionali riguardanti il ​​pieno godimento dei diritti umani e, in particolare, il dovere di rispettare, proteggere, soddisfare e promuovere il diritto alla scienza e promuovere i dibattiti all’interno del sistema delle Nazioni Unite su questo tema;

sostengano la ricerca scientifica a livello nazionale, regionale e internazionale e promuovano l’accesso alle scoperte e agli sviluppi scientifici in modo trasparente e aperto, coerentemente con gli interessi e le esigenze locali e globali, sia pubblici che privati;

promuovano e proteggano la cultura scientifica e l’istruzione, comprese le discipline umanistiche, a livello nazionale, senza discriminazioni di genere, e la promuovano anche attraverso progetti di cooperazione internazionale con particolare attenzione ai paesi in via di sviluppo e meno sviluppati; 

limitino la regolamentazione della ricerca solo nella misura in cui possa violare i diritti umani e le norme di limitazione al godimento dei diritti umani riconosciute nel diritto internazionale, incluso il diritto alla privacy;

dedichino una sezione specifica dedicata alla scienza all’interno del rapporto nazionale periodico al Comitato delle Nazioni Unite sui diritti economici e sociali e culturali, per affrontare le questioni legate alla scienza anche durante le revisioni periodiche universali davanti al Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite, con l’obiettivo di rafforzare la libertà di ricerca, condividere le ultime scoperte e le applicazioni che ne derivano, con l’obiettivo di garantire che il diritto alla scienza, un diritto raramente affrontato, sia effettivamente discusso a livello internazionale. 

partecipino attivamente alle agenzie delle Nazioni Unite competenti, sessioni e dibattiti che affrontano questioni legate alla scienza. 

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