Potersi assentare dal lavoro per tre giorni per i dolori mestruali senza una riduzione dello stipendio. Questa opportunità potrebbe concretizzarsi per le donne italiane grazie alla proposta di legge presentata il 27 aprile 2016 alla Camera e arrivata a marzo 2017 all’esame della Commissione Lavoro.
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Il disegno di legge porta la firma delle deputate del Partito democratico Romina Mura, Daniela Sbrollini, Maria Iacono e Simonetta Rubinato e se dovesse essere approvato, le donne potranno godere di tre giorni di permesso al mese per i dolori causati dal ciclo mestruale.
Non tutte potranno usufruire del congedo. Sarà necessario presentare un certificato medico che attesta la dismenorrea, ossia il disturbo che colpisce l’universo femminile durante il periodo mestruale con sintomi particolarmente fastidiosi sino a divenire, in alcuni casi, invalidanti: dolori addominali, nausea, vomito, malessere articolare, cefalea, umore nero.
Le lavoratrici, con contratto a tempo indeterminato, subordinato e parasubordinato, full o part time, sia nel settore pubblico che privato, dovranno rinnovare la certificazione annualmente entro il 31 dicembre e presentarla al proprio datore di lavoro entro il successivo 30 gennaio.
Durante i tre giorni di congedo, le donne godranno del pagamento equivalente a quello di una normale giornata lavorativa, oltre che di una contribuzione piena. La proposta di legge prevede l’assenza di detrazioni dallo stipendio; questo in quanto i giorni del congedo mestruale non possono essere equiparati ad altre cause di assenza, malattia compresa.
L’Italia si confronta con una necessità che in molti altri paesi al mondo è stata da tempo affrontata e superata. In Giappone il congedo mestruale esiste dal 1945 e in Indonesia dal 1948. Più recentemente si sono aggiunte Corea del Sud e Taiwan.
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