Vi mostro il mio corpo. Quello che nessuno vuol vedere, un corpo massacrato, dilaniato da chi mi chiamava “Amore”!
Io non credo che possa esistere un motivo per giustificare tale ferocia! Nessuna scusa, nessuna giustificazione! Chi mi ha fatto questo, la notte tra il 24 ed il 25 giugno 2012, continua a dire che non è vero, che sono una donnaccia, che non voleva uccidermi!
In fondo 6 pugnalate, mentre dormivo, dopo avermi colpito con una padella in ghisa, sulla testa, (finché non si è rotto il manico) a cosa servivano? Il tentativo di soffocamento con il filo dell’abat-jour prima e del ventilatore poi, le costole rotte, la gola graffiata a mani nude!
L’ultima pugnalata all’addome… Ed ora? Ho denunciato ma sono stata abbandonata! Non merito di ricominciare a vivere? Non merito serenità? No! Tutto deve essere concesso solo a loro, agli assassini! Per loro vi sono premi, sconti di pena, perfino un lavoro!
Ma la mia, la nostra pena, non avrà sconti! Io un lavoro lo avevo, lo amavo…. Ora non esiste più… Ora c’è solo lo sconforto di essere stata abbandonata da uno stato che ci dice di denunciare, di essere forti e poi ci lascia morire, nell’indifferenza più totale!
Io parlo a nome di tutte le donne vittima di violenza! Di quelle che hanno paura, di quelle che hanno denunciato, di quelle che non ci sono più, dei loro e dei nostri figli, dei bambini uccisi in nome di una vendetta senza senso.
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Questo è il post pubblicato su Facebook da Lidia Vivoli, una donna siciliana che ha deciso di mostrare su Facebook i segni della violenza subita 5 anni e mezzo fa dal suo ex fidanzato. TPI la intervistò lo scorso aprile, oggi Lidia torna sui social per attirare l’attenzione su un caso ancora aperto.
Lidia Vivoli ha 45 anni, vive a Bagheria, in provincia di Palermo, e in passato ha lavorato come assistente di volo per la compagnia Windjet. La notte del 25 giugno 2012 il suo compagno di allora l’ha aggredita con una padella di ghisa e l’ha colpita ripetutamente con le forbici, per poi provare a strangolarla con il filo di un elettrodomestico.
Nel 2015 l’uomo è stato condannato in via definitiva a 4 anni e 6 mesi per tentato omicidio e sequestro. È andato in carcere, ma ha minacciato di uccidere Lidia e tutta la sua famiglia non appena fosse uscito dalla galera.
Oggi quell’uomo sta per tornare in libertà e vive a pochi chilometri da lei. Lidia chiede soltanto di poter condurre una vita senza paura e per farlo si è affidata alle forti immagini pubblicate sul social network.