Dal 17 dicembre scorso, da quando ha inaugurato la sua libreria a Trieste, LibriBelli, il telefono di Giorgio Cescutti non ha mai smesso di squillare tra richieste di informazioni, interviste e semplici curiosi.
Nella sua libreria, infatti, i libri non si comprano, non si prendono in prestito, non si scambiano, ma si regalano. Ispirandosi alle tre già aperte a Baltimora, a Madrid e a Bologna, Giorgio ha voluto dare vita a questo progetto nella sua città.
“Ho sempre pensato di fare qualcosa che fosse totalmente gratis”, racconta a TPI. “Nella vita passata, lo ammetto, non sono mai stato un grande lettore. Mi sono avvicinato al mondo dei libri relativamente da poco tempo, grazie al supporto di amiche e conoscenti”.
È stato lì, in quel frangente, che Giorgio ha deciso di condividere questa passione riscoperta per la lettura con gli altri, nel tentativo di creare una sorta di grande comunità di lettori. Sembra esserci riuscito.
“Ora mi chiamano perfino dal resto d’Italia. Di recente un’insegnante dall’Abruzzo mi ha contattato per avere dei libri da poter condividere con i suoi ragazzi”, sottolinea Giorgio.
Come arrivano questi libri? Generalmente attraverso le donazioni. “Non immaginavo che ci fossero tante persone disposte a donarmi i loro libri. Questo è stato importante per me”.
Quando ha lanciato l’iniziativa nei venti metri quadrati della sua bottega, molti clienti non hanno nascosto una diffidenza iniziale. “Chi entrava nella libreria, faticava a capire che non dovesse pagare i libri che prendeva. Per molti era incomprensibile l’idea di prendere gratis qualcosa, tanto che prima di uscire chiedevano se fosse necessario pagare o se si potesse lasciare una piccola offerta”, racconta ancora Giorgio.
Lo scopo non è certamente quello di lucrare, ma semplicemente ricreare quel senso di condivisione fra le persone: nella piccola bottega di Giorgio si avvicendano persone anziane, lavoratori, pensionati, ma soprattutto tanti giovani che hanno voglia di riscoprire il piacere di una lettura a costo zero.
“Per quanto mi riguarda – spiega Giorgio – voglio soltanto che le persone entrino, chiacchierino fra loro e se hanno voglia prendere un libro. Mi piace la possibilità che tutto questo crei un dialogo”.
Tuttavia, esiste anche il rischio che questi libri presi gratuitamente possano essere rivenduti. Per ovviare a questo problema, Giorgio si affida in primo luogo al buon senso delle persone che usufruiscono di questo servizio, e in secondo luogo, prima di uscire dalla porta della libreria, i libri vengono contrassegnati con un timbro che reca la seguente dicitura: “Questo libro non si compra e non si vende”.
Chiunque veda stampato all’interno del saggio o del romanzo che ha preso in prestito questa scritta, capisce che quel libro ha iniziato il suo lungo viaggio da una piccola libreria di Trieste.
L’unica regola vigente per i clienti è la seguente: non si possono prendere più di tre libri alla volta. “Sono libri che partono e non si sa dove andranno a finire”, racconta il proprietario di LibriBelli.
Come funziona in concreto LibriBelli? Ci sono coloro che donano i propri libri, che magari non leggono più o perché occupano troppo spazio sugli scaffali di casi. Poi ci sono gli altri che desiderano sfogliare un romanzo o addentrarsi fra le pagine di un saggio e allora lo prendono e lo portano via con sé.
“A differenza di una classica biblioteca, non c’è nessun dovere di restituzione del libro, né di donare alcunché. Inoltre lo scambio non è obbligatorio: si può solo prendere, solo portare, o limitarsi a curiosare in giro”, spiega ancora Giorgio.
“Mi immagino i libri in viaggio, un viaggio che non si arresti fra le quattro mura della librerai, ma che possa continuare in giro per l’Italia, magari addirittura in giro per il mondo. Un viaggio che testimoni la condivisione della cultura e dei libri – belli, ribelli e in libertà- che ne sono il veicolo”, sottolinea il libraio triestino.
La libreria non gode di finanziamenti pubblici, si tratta di un’iniziativa autonoma e indipendente. “Non accetto soldi o fondi, ma gestisco tutto con quello che ho io a disposizione”, afferma Giorgio che già pensa al futuro.
“Mi piacerebbe alimentare progetti destinati a bambini in difficoltà scolastiche – precisa – creando dei programmi di scambio di materiale educativo, con centri di riferimento sia in Italia che nel centro e nel Sud America”.
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