La crisi in Libia tiene con il fiato sospeso i governi di mezza Europa. Mentre le polemiche sulla vicinanza tra Francia e il generale Haftar infuriano, il premier Conte punta a intessere altre alleanze.
In un’intervista al Fatto Quotidiano esprime la sua linea sul paese nordafricano: anche la cancelliera Merkel “è molto preoccupata e condivide la nostra linea secondo cui l’opzione militare non può essere una soluzione”, dice Conte.
“Lavoreremo insieme nell’ambito della Ue per perseguire una linea comune ed evitare che si proceda in modo disordinato”, ha spiegato il premier, sottolineando che ci sono contatti stretti anche con il presidente francese Macron.
Conte non fa mistero sulla posizione dell’Italia: “Quello di Sarraj è l’unico governo che è sempre stato riconosciuto dalla comunità internazionale”, dice Conte, che aggiunge “non è però pensabile una soluzione del conflitto senza interloquire con tutti gli attori che hanno un ruolo, locali o internazionali. E Haftar ha sempre avuto un ruolo importante, in particolare in Cirenaica”.
Conte, che ha coinvolto Haftar nella conferenza di Palermo, a novembre 2018, ha incontrato più volte l’uomo forte della Cirenaica. Solo alcuni giorni fa a Roma il premier ha incontrato una delegazione di Haftar.
L’obiettivo dell’Italia, spiega Conte è il benessere del popolo libico e la stabilizzazione del paese nordafricano.
La crisi libica ha un risvolto molto pratico sul dossier immigrazione: “In caso di conflitto armato, potrebbero interrompersi le rotte libiche interne di migranti provenienti da altri Paesi, in particolare dell’Africa subsahariana. Ma da Paese perlopiù di transito, la Libia diventerebbe un Paese di partenza delle migrazioni”, spiega Conte, che aggiunge di essere a lavoro a Bruxelles per modificare il sistema di accoglienza che ancora non funziona.
E Conte ci tiene a sottolineare che qualsiasi iniziativa dei ministri del suo governo deve passare necessariamente tramite lui, che coordina tutta la strategia.
Cauto sulla Francia, Conte dice di non avere motivo di pensare che la Francia “possa avere interessi differenti dalla stabilità e dal pieno recupero della Libia a una prospettiva di sviluppo e di benessere della popolazione. Una Libia instabile non può certo consentire alla Francia di perseguire eventuali interessi economici nazionali”.
E promette: non saranno commessi gli stessi errori del passato.
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