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    La lettera della professoressa di Macerata ai suoi studenti stranieri che non vanno più a scuola per paura

    Dopo l'attentato razzista del 3 febbraio in tanti tra gli stranieri vivono nella paura. Una professoressa ha però cercato di ridare coraggio ai suoi alunni

    Di Noemi Valentini
    Pubblicato il 9 Feb. 2018 alle 15:53 Aggiornato il 18 Apr. 2019 alle 08:44

    Nell’ultima settimana Macerata ha attirato su di sé una triste nube mediatica, a causa soprattutto del violento atto di intolleranza neofascista compiuto da Luca Traini sabato 3 febbraio 2018.

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    In città si respira un’aria pesante, e in tanti, specialmente tra i non autoctoni, vivono ancora nella paura.

    Il clima di tensione ha infatti portato molti tra gli studenti stranieri del Centro Interprovinciale per l’Istruzione degli Adulti di Macerata a smettere di andare a scuola, chiudendosi in casa.

    Per questo motivo una professoressa di italiano del CPIA di Macerata ha deciso, insieme al resto della classe, di scrivere loro una toccante lettera per invitarli a tornare.

    Sono parole di affetto, che invitano i ragazzi a ritrovare il coraggio grazie alla comunità e al confronto. Ecco cosa dice la lettera.

    Leggi anche: L’altra faccia di Macerata, città esempio di integrazione ed accoglienza

    Macerata, 7 febbraio 2018

    Cari ragazzi,

    a scuola stiamo imparando come scrivere una lettera così, per esercitarci, abbiamo deciso di scrivervi.

    Vi scriviamo per divi che ci mancate. Ci mancano il vostro sorriso, il vostro buonumore, le vostre domande talvolta un po’ bizzarre, le vostre sagge osservazioni e le riflessioni sulla vita e sul futuro. Siamo giovani e il nostro è un futuro tutto da costruire, tutto da vivere.

    Ci manca la nostra idea di classe, quell’idea del costruire insieme la conoscenza, di guardare il mondo con tanti occhi perché noi sappiamo che due occhi non bastano per vederlo davvero.

    Ci mancano la seria compostezza di Rudolf, la gentile saggezza di Momodou, le battute di Youssouf, il viso stanco ma sempre sorridente di Haruna, l’ammirevole forza di volontà di Ilamza, l’infinita voglia di chiacchierare di Aymen e l’arricchente presenza di Cosmos.

    Ci mancano le osservazioni intelligenti e consapevoli di Ibrahim, l’impegno instancabile di Aliou, le simpatiche smorfie di Abdou davanti ad ogni parola nuova che incontra, la sensibilità di Arnaud, la forza d’animo di Seydu, la solarità di Ibrahima, la simpatia di Karounga e il sorriso contagioso di Sindou.

    Ci manca la vostra voglia di imparare e quel dare all’istruzione l’importanza che merita.

    Ci mancate perché sappiamo bene cos’è per voi la scuola: una grande occasione e una grande ricchezza. È il momento in cui si può prendere consapevolezza di chi si è e di dove si vuole arrivare.

    È la possibilità di aprire gli occhi, di uscire dal triste ricordo dei difficili momenti passati, dalla precarietà, dal buio dell’ignoranza.

    È lo strumento indipendente per poter dire in un italiano invidiabile (lo sappiamo che è a questo che volete arrivare!) chi siete, cosa pensate, che cosa sapete fare, quali sono le vostre speranze e i vostri sogni.

    Ci mancano quelle persone meravigliose che credono nell’integrazione e si impegnano a fondo per raggiungerla, lavorando e studiando in modo ammirevole, senza fermarsi a pensare che potrebbero non farcela, perché hanno fiducia in se stessi e negli altri.

    Noi abbiamo fiducia in voi e vi aspettiamo: andremo avanti e lo faremo insieme. Come è giusto che sia e come tutti gli uomini e le donne del mondo dovrebbero fare.

    A presto!

    Con infinito affetto.

    I vostri compagni di classe e la vostra prof

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